Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Tutto vero, l'ultima casa a sinistra di Wes Craven ed il discreto remake del 2009 sono ispirati da questa splendida pellicola di Bergman. Ma l'ispirazione è solo nell'idea di fondo, solo nel tema degli stupratori che finiscono ospiti della famiglia della vittima. Solo lì, perché Bergman costruisce un capolavoro di spiritualità mentre Craven e Iliadis provano a costruire un thriller dai risvolti sadici. Non che qui manchi la tensione ma semplicemente non è quella che decide delle sorti della pellicola. La domestica di famiglia è l'incarnazione del diavolo, il suo sguardo trasmette malignità, tensione, paura eppure anche lei è costretta a fuggire quando l'anziano eremita le svela le sue arti magiche. Sacro e profano sembrano combattere attraverso un confronto silenzioso e suggerito all'inizio e poi sanguigno e feroce dal momento dello stupro in poi; il bene ed il male combattono e Bergman suggerisce sempre il suo anelito al divino, le sue stesse tribolazioni spirituali. Come spesso accade, però, sarà proprio il finale a rivelare l'esito di questo scontro attraverso la naturale ed istintiva propensione dell'uomo alla spiritualità e la sua ricerca di conforto nel miracolo e nella manifestazione divina. Voto: 8.
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