Regia di Guido Chiesa, Daniele Vicari vedi scheda film
Il diritto al lavoro è il protagonista di questa indagine di un'ora e un quarto di durata curata dal documentarista già abbastanza esperto Chiesa (anche inserito nel giro dei videoclip musicali) e da Vicari, regista più giovane e promettente (nel 2003 vincerà un David come miglior regista esordiente per Velocità massima). Attraverso immagini di repertorio ed interviste girate per l'occasione, i due registi inquadrano gli avvenimenti che negli anni '70 portarono alla crisi (per sovrapproduzione) della Fiat, alla richiesta dell'azienda di licenziare oltre 14mila dipendenti, alla rivolta successiva degli operai, che scioperarono per 35 lunghissimi giorni fra settembre ed ottobre 1980, ed infine alla capitolazione degli stessi operai, schiacciati in sostanza dalla necessità di lavorare per ottenere uno stipendio. L'idea definitiva sui fatti, due decadi più tardi, è quella di un moto di orgoglio civile massivo stroncato dalle urgenze economiche che fondano un sistema come quello capitalistico (Marx è citato ripetutamente nel documentario); a conti fatti non fanno una bella figura neppure i sindacati, a lungo contestati anche ai tempi degli avvenimenti, pressochè sopraffatti dal potere contrattuale dell'azienda. Nei vent'anni successivi, fra gli operai che presero parte a quello sciopero, qualcuno si è licenziato, qualcuno è rimasto alla Fiat, qualcuno ha semplicemente cambiato mestiere, ma in tutti pare sopravvivere un briciolo di istintivo orgoglio per ciò in cui si era riusciti quantomeno a credere in quelle furiose, rocambolesche cinque settimane. 6/10.
Interviste ad alcuni dei protagonisti della 'marcia dei 40mila', dipendenti Fiat che nell'ottobre 1980, dopo 35 giorni di sciopero, invocarono il diritto a tornare al lavoro. Vent'anni dopo, molte cose sono - comprensibilmente - cambiate.
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