Regia di Pierre-Paul Renders vedi scheda film
Film assolutamente particolare e per certi versi unico. E' possibile leggerlo in chiave metaforica ma non ce n'è quasi bisogno visti gli eccessi che la nostra era ha manifestato nell'ambito dei social network. Thomas vive esclusivamente chiuso in casa, è agorafobico ma, come egli stesso ammette, sembra piuttosto sociopatico. Non accetta di uscire ma nemmeno che altri entrino a casa sua e così otto anni della sua vita si svolgono attraverso uno schermo, tra cybersesso, videochiamate alla madre e sedute col terapeuta dell'assicurazione. Nessuno potrà vedere il protagonista, Thomas è lo spettatore stesso ed i suoi occhi sono i nostri occhi; si affacciano su uno scenario futuristico, su persone incorniciate sia in senso metaforico che visivo. Thomas cerca il contatto umano perché gli viene imposto e quando ciò avviene ne resta colpito, si innamora per modo di dire, poi sembra innamorarsi davvero, non appena gli sembra di scorgere una persona più fragile di lui ed in definitiva più che amore, quello di Thomas è bisogno di sentirsi più forte. I dialoghi non sempre sono particolarmente incisivi ma l'idea di fondo è originale ed il film si lascia guardare con piacevolezza.
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