Regia di Cesc Gay vedi scheda film
Innocente. Tenero. Triste. E pure nostalgico. Il film di Cesc Gay ha il sapore dei famosi biscotti di Proust, che mangiati a mezza età, ricordano i sapori dell'infanzia. Qui, un complicato viaggio umano, come quello adolescenziale (che per i più si ferma dopo la terza superiore, mentre negli animi più liberi e "contro" perdura nel tempo come condizione esistenziale), viene affrontato nella maniera più giusta: con semplicità. Non è un film estetico, che punta tutto sul modo e il come di raccontare la storia, ma è tutto un lavoro di dialoghi, situazioni, e soprattutto caratteri. In Spagna il cinema gode di una libertà, che se ai puristi europei può anche sembrare un'incentivo alla volgarizzazione del cinema, è in realtà il territorio in cui cresce una varietà produttiva che è ossigeno, sia per l'industria che per la società, la cultura, il "vivere". In Italia ce lo scordiamo un film del genere. Sincero ed innocente, anche sui tabù vari che ancora oggi non permettono di affrontare con serenità il bello e il semplice dell'essere giovani, audaci, coraggiosi. Siamo dei veri e propri giocatori d'azzardo, scapigliati in ogni angolo del nostro animo, pronti al bene quanto al male.
E' bellissimo come il regista descrive con estrema prosaicità, senza iperboli melò alla Almodòvar, o follie estreme alla De la Iglesia,una storia difficile, e pericolosa. Gli interpreti, forse aiutati dalla loro età, hanno saputo mimare tic e ossessioni dei loro coetanei.
Un'età così bella non poteva che avere un film così vero e puro. Perchè c'è più purezza qui, che in tutti i film di guerra, o in tutti gli action-movie machisti, che siamo soliti vedere senza vergogna.
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