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L'ombra del vampiro

Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film

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La recensione su L'ombra del vampiro

di munnyedwards
5 stelle

 

Nosferatu, il vampiro di Friedrich Wilhelm Murnau, un film d’importanza capitale nella storia del cinema ma anche un opera “misteriosa” che per anni si è trascinata dietro strane leggende e speculazioni, tutte legate al nome del suo protagonista principale.

Max Schreck che in tedesco significa “massimo terrore” fu un apprezzato attore teatrale che in seguito al successo del film di Murnau lavorò anche per il cinema, volto spigoloso, lineamenti incavati, diede forma e sostanza ad un icona horror immortale che ancora oggi (a distanza di quasi cento anni) mantiene intatta tutta la sua forza dirompente.

Dopo l’uscita del film si fece un gran parlare dell’attore principale, Schreck era una figura sconosciuta ai più, alcuni critici erano convinti che dietro il pesante trucco del Conte Orlock si nascondesse lo stesso Murnau, altri giocarono con la fantasia e le suggestioni sostenendo che il regista tedesco avesse utilizzato per il suo film un vero vampiro, un autentico non morto.

 

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E’ su questo assunto fantastico che il regista esordiente Elias Merhige costruisce il suo film, L’ombra del vampiro (Shadow of the vampire) racconta infatti le fasi salienti della lavorazione del capolavoro di Murnau mettendo al centro del plot la figura dell’attore Schreck (Willem Dafoe), non uomo in carne e ossa ma vero vampiro decaduto e affamato.

Solo il regista conosce questa orrenda verità ma non esita a portare tutti i membri della troupe nelle desolate lande di un paese Slovacco dove nel rudere di un vecchio castello vive l’ultimo discendente di una nobile famiglia di vampiri, inutile dire come la lavorazione del film si trasformerà lentamente ma inesorabilmente in una carneficina, perché Murnau (Malkovich) pur avendo stipulato un accordo con il non morto non riesce a controllare i suoi istinti.

Il film di Merhige è senza dubbio un “oggetto” strano, una pellicola perennemente in bilico tra illuminanti riflessioni meta-cinematografiche e pericolosi baratri di ridicolo, in realtà non è ben chiaro quale fosse il vero obiettivo del regista, se girare un semplice horror o se puntare ad una lettura più profonda, forse ha tentato entrambe le strade ma i risultati non sono stati dei migliori.

Eppure se disponi di due pezzi da novanta come Malkovich e Dafoe non puoi che partire con il piede giusto, senza contare la presenza di un ottimo Udo Kier, di Cary Elwes e di una sprecata Catherine McCormack.

 

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Cast quindi più che dignitoso ma soggetto e sceneggiatura (firmati Steven Katz) a dir poco traballanti, se il fulcro principale sul quale ruota tutta la storia poteva ambire a sviluppi di un certo interesse va detto che tale percorso viene in gran parte depotenziato da una narrazione confusa che alterna momenti di gran fascino ad altri decisamente imbarazzanti, così non basta nemmeno l’ottima prova di un Dafoe (aiutato dal trucco e dal ruolo) per tenere a galla un film che rischia spesso di affondare nella melma.

Certamente L’ombra del vampiro rientra in quella categoria di pellicole dove la prova attoriale ha un suo peso specifico, un peso che esula dalla riuscita o meno del film, se Malcovich nella parte di Murnau appare spesso sopra le righe Dafoe con il suo viscido vampiro non può che affascinare lo spettatore, inutile sottolineare come gran parte delle sequenze migliori lo vedano protagonista, tutte quelle dove si ripercorre la lavorazione del film originale, quella splendida che mostra il non morto osservare attraverso un proiettore il sorgere del sole, o quella tra l’ironico e il grottesco dove Orlock mangia un pipistrello venendo elogiato per l’abnegazione del suo metodo Stanislavskij, Dafoe domina il film e ne succhia tutta la linfa vitale, che a dir la verità non era poi molta.

 

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Perché Merhige da esordiente ha fatto forse il passo più lungo della gamba e perchè il contesto narrativo non garantiva approfondimenti di un certo rilievo, così le analisi su un cinema che vampirizza se stesso, le ossessioni del Murnau di Malkovich che mentre si consuma la carneficina dice al vampiro che “Tutto quello che non è inquadrato non esiste” sembrano più le frasi di un folle che acute riflessioni sul cinema come specchio oscuro della realtà.

Prodotto da Nicolas Cage e Jeff Levine, presentato alla 53esima edizione del Festival di Cannes, L’ombra del vampiro ricevette anche due Nomination agli Oscar, inevitabile quella per William Dafoe e la sua spettacolare metamorfosi, l’altra ad Ann Buchanan e Amber Sibley per il miglior trucco.

Voto: 5.5

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