Regia di E. Elias Merhige vedi scheda film
C’è chi ha parlato de L’ombra del vampiro come di un film offensivo nei confronti di Murnau. Sarà. Probabilmente non c’è ancora il giusto distacco (Murnau fra qualche tempo non sarà più storia del cinema, ma mito), e – autocritica – i cinefili sono forse gli appassionati più puristi che non riescono mai a scendere a compromessi. In ogni caso, bando alle ciance, il film è mediocre per una ragione molto semplice: vive di un’idea più che di una storia, si dilata con fatica fino a raggiungere l’ora e venti più stiracchiata della storia (estenuanti i quasi sei minuti di titoli di testa), non riesce mai ad essere carne o pesce. È un film horror? No. Alla fine il sangue è più che altro evocato. È un film storico? Assolutamente no, e neanche pretende di esserlo. È un film fantastico? Forse, ma nemmeno tanto, perché qualche volta rischia persino di prendersi sul serio. Insomma, non è che sia necessario ridurre tutto ad una categoria, ma il problema è che il film non ha una sua identità. Sarebbe potuto essere una perla di spudorato kitsch, ma alla fine confonde il coraggio con la sfacciataggine e sbaglia strada. Il dubbio (storico) che a recitare la parte del vampiro sia stato lo stesso Murnau si smentisce dapprincipio, e si sceglie l’invenzione di Schreck come vero vampiro. John Malkovich e Willem Dafoe sono impressionanti ma anche sopra le righe. E alla fine della fiera l’impressione è che faccia parte di quella rinomata categoria dei film-cazzeggio.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta