Regia di Brett Ratner vedi scheda film
Come sarebbe stata la nostra vita se a un crocicchio, invece di prendere una strada, ne avessimo scelta un’altra? Il tema non è nuovo, e sullo sconcerto di tutte le vite possibili e parallele si sono cimentati fior di scrittori e di registi. Con esiti che andavano da un capolavoro come “La vita è meravigliosa” di Frank Capra all’energia inventiva del ciclo “Ritorno al futuro” di Zemeckis. Brett Ratner, non solo arriva buon ultimo, ma anche con le idee molto annacquate. Vuole che non solo una, ma tutte le vite siano meravigliose, dallo yuppie newyorkese al venditore di gomme di provincia; perciò si ingegna, copiando a man bassa. In “Family Man” c’è tutto: non solo Capra, non solo Zemeckis, non solo il Coppola di “Peggy Sue si è sposata”, ma anche “Mr. Destiny” di Orr e “Una poltrona per due” di Landis. A ogni scena, un ricordo, uno squarcio di un film diverso, finché la citazione diventa piatto collage. E fino a una soluzione francamente deludente. Gli interpreti si danno da fare per sprizzare vitalità, ma Téa Leoni è tutta un vezzo da overacting, e Nicolas Cage finisce per avere due espressioni: parafrasando una battuta su Eastwood, con le mutande alla moda da broker e con i boxer da padre di famiglia.
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