Regia di Jay Roach vedi scheda film
Primo capitolo della trilogia tra il mondo dei Fotter e quello dei Byrnes.
Innamorato della bella Pam (Teri Polo), Greg Fotter (Ben Stiller) viene a conoscenza del fatto che pare occorra obbligatoriamente conoscere i genitori della ragazza prima di fare il primo passo. I due dunque volano a Oyster Bay, dove Dina (Blythe Danner) e Jack Byrnes (Robert De Niro) attendono a braccia aperte la coppia. Ma mentre Dina è sincera ed accomodante, c’è qualcosa in Greg che pare non vada tanto a genio a Jack: comincia così un braccio di ferro in cui Greg pare soccombere, anche a causa del fato avverso, ma le cose, come prevedibile, si metteranno per il meglio…
Il film si regge su due fenomeni della recitazione: De Niro, sdoganato ad attore comico, tiene testa al più esperto (per il genere) Ben Stiller: la coppia, nello status di convivenza forzata, ha dei momenti di straordinaria comicità, un po’ troppo forzata forse (a Fotter capita tutto e tutto insieme, manco fosse un novello Fantozzi), ma che decisamente funziona, e tanto basta. Il segreto sta nella caratterizzazione manichea: mai più diversi per carattere, indole ed esperienze di vita, l’accoppiata Jack Byrnes – Gaylord Fotter duopolizza lo schermo, relegando il resto a mere comparse. Da sottolineare il personaggio di Kevin, interpretato da Owen Wilson, tratteggiato con un mix straordinario di cinismo e misticismo che è la vera sorpresa del film. Un film riuscito, nonostante una regia piatta, che ha ottenuto uno straordinario successo di pubblico, tanto da ispirare i sequel “Mi presenti i tuoi?”, in cui subentra quel fenomeno di Dustin Hoffman (padre di Greg, talmente sui generis da spiegare tante sottigliezze del carattere del figlio appena accennate in questo primo capitolo) e “Ti presento i nostri”, pellicola incoerente con i primi due bellissimi episodi e in parte degenerativa. Pellicola per tutta la famiglia, senza volgarità e con numerose trovate, questo “Ti presento i miei” ingrossa le fila del nuovo cinema comico americano, quello scanzonato e talvolta al limite del demenziale, affidato anche ai vari Ferrell, Vaughn, Carell e Sandler.
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