Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Dubbi. Tanti dubbi. Soprattutto sulla generazione di trentenni che, a sentire Mereghetti, si identificarono e piansero vedendo questo film. Però, se questo è vero, si spiegano tante cose sull'Italia degli ultimi dieci anni. A me è sembrato un film fasullo, tratto da una sceneggiatura raffazzonata e poco profonda, con svolte repentine che venivano spiegate da dialoghi poco motivati. E soprattutto c'è la descrizione di personaggi superficiali e fatui, che pur occupando posti di lavoro di prestigio, mantengono gli stessi desideri dei tempi del liceo: forse è anche per questo che Carlo s'incapriccia di una diciottenne fatua e slavata. Qualche dubbio mi lascia anche la recitazione di Giovanna Mezzogiorno, che non riesco a capire perché reciti per tutto il film (salvo i momenti in cui s'incazza, per cui strepita come una pazza) sottovoce, a meno che non si vergognasse un po' delle battute che le venivano messe in bocca. Qualche certezza, per fortuna, c'è: quella che Stefania Sandrelli, per esempio, non ha mai imparato a recitare - e ormai dubito che ci riuscirà -: tanto è vero che, almeno secondo me, le sue prove migliori restano quelle di quando era giovanissima, da Divorzio all'italiana a Io la conoscevo bene. E un pregio, indubbiamente, il film di Gabriele Muccino ce l'ha, quanto meno in rapporto ad altri suoi lavori: quello di non far comparire il fratello Silvio, se non in un brevissimo cammeo in split screen (è l'arrapato fidanzatino dell'amica di Francesca). Qualche bravo interprete, comunque, c'è: tra gli altri citerei Santamaria, la Impacciatore, la Javicoli, Amandola e Diberti. Questi avrebbero meritato di meglio.
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