Regia di Gabriele Muccino vedi scheda film
Il tentativo di affresco di una crisi del terzo millennio è apprezzabile; qua e là si notano invece pesanti carenze sul piano della recitazione e della sceneggiatura, farcita di luoghi comuni e momenti patetici che possono essere didascalici quanto si vuole, ma patetici rimangono (o forse l'idea che Muccino ha del suo pubblico è quella di un branco di ritardati che ha bisogno di vedere succedere tutto quanto per filo e per segno e di doverlo pure spiegare a voce per esserne sicuro). A dirla tutta, va riconosciuto, la storia di per sè non è affatto scritta male, a prescindere da certe singole scene; l'intreccio funziona discretamente e non si possono altrettanto ignorare i momenti riusciti, cioè quelli dove il sentimentalismo lacrimogeno è assente (non tantissimi). Sufficienza risicata per le buone intenzioni.
Quadretto d'insieme di una crisi. C'è il trentenne che ha messo incinta la ragazza e nel frattempo frequenta una diciottenne; quello che lascia la moglie da cui ha già un figlio; quello rasta spensierato che pensa solo a farsi le canne e a far sesso. Per le generazioni precedenti le cose non vanno certo meglio: una sessantenne che ha il terrore di invecchiare e lascia il marito, un padre morente nel letto di casa...
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