Regia di André Cayatte vedi scheda film
Un professore di matematica, già anzianotto, sposa la sgraziata commessa di un negozio di dischi, timidamente innamorata del principale che le ha preferito la sorella: la loro è una coppia spenta, ma lei si ravviva quando un chirurgo plastico si offre di darle un nuovo volto; senonché il marito non riconosce più una moglie diventata bellissima, corteggiata e spiritualmente libera. Meno noto del remake hollywoodiano L’amore ha due facce (1996), è un film abbastanza anomalo nella produzione di Cayatte, che qui si tiene lontano dagli ambienti giudiziari: solo la cornice del flashback si svolge in un commissariato di polizia. Suggestiva la descrizione di un inferno familiare: marito grigio e meschino (vedi lo squallido viaggio di nozze a Venezia, rovinato dalla sua tirchieria), moglie rassegnata, suocera asfissiante; uno sfondo realistico sul quale si staglia il personaggio del medico, presentato come un mago benevolo. Peccato per il finale un po’ arruffato, che vuol salvare capra e cavoli; ma continuo a non capire la cattiva stampa di cui gode il regista francese, che per me ha diretto alcuni buoni film e almeno un capolavoro assoluto (Fascicolo nero).
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