Regia di Art Stevens, Ted Berman, Richard Rich vedi scheda film
Inizio anni '80. Dopo la morte di Walt Disney, l'impero da lui creato si avvia a una lenta decadenza che, circa vent'anni dopo la scomparsa del grande genio della settima arte, raggiunge il suo apice, per poi rinascere negli anni '90. Questo è quello che si dice in giro e questo è ciò che ci vogliono far credere; eppure, guardando il cartone animato di cui scrivo la recensione, tale affermazione è tutto fuorché vera. Red e Tpby segna, insieme al seguente Taron e la pentola magica, un punto di svolta nella storia della factory del topo: lentamente ma inesorabilmente, la vecchia generazione di animatori, capeggiati da ciò che resta dei Nine Old Men (capi animatori Frank Thomas e Ollie Johnston e produttore Wolfgang Reitherman), cede il passo agli aspiranti novellini che hanno addestrato nella precedente decade. Questo fatto produce due non trascurabili conseguenze che si ripercuotono sul risultato finale, che non esito a definire eccelso: la prima è un'azzeccatissima atmosfera malinconica che permane per tutta la durata della pellicola, perfino nei momenti più spensierati, insieme a una forte carica drammatica, scandita già dai loghi di apertura, immersi in un silenzio tombale, come a voler comunicare un estremo, triste saluto; la seconda è da vedere nell'intera vicenda raccontata nel film, che, oltre a delicati temi come i rapporti razziali, affronta anche quello dei vecchi che vengono sostituiti dai giovani (vedi il rapporto fra il vecchio Fiuto e Toby). In altre parole, la Disney trasmette su pellicola ciò che sta succedendo in quei tempi al suo interno, con la vecchia generazione che si congeda a favore degli animatori nuovi. Ed è soprattutto questo a dare allo spettacolo un sapore dolceamaro a fine visione, ci dà la sensazione che sia appena finito qualcosa che non tornerà più. La Disney compie un omaggio a sé stessa, un augurio alla nuova generazione che ha soppiantato la vecchia. Da tutto ciò non poteva venire fuori che un'opera struggente, memorabile, indimenticabile ed ingiustamente sottovalutata.
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