Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Quando dalla noia di vivere, dall'incapacità di amare, di riconoscere i propri sentimenti, nasceva la follia, che ha la sua nobiltà, si poteva ancora stare allegri; la crisi del protagonista di “Un mondo di marionette” sfocia in uno squallido dramma da cronaca nera, l'omicidio banale e insensato di una prostituta. Bergman racconta il delitto e poi, muovendosi liberamente avanti e indietro nel tempo, descrive i principali attori del dramma, appartenenti, sempre che ci si possa ancora esprimere così, all'alta borghesia colta. Il quadro che si vorrebbe raggelante è condizionato dallo stile televisivo e didascalico, con tanto di psichiatra chiamato ad illustrarci il quadro clinico, scelto dall'autore. Gli interpreti sono bravi ma questo tardo Bergman sembra un Derrick affidato a un nipote del Dr Freud.
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