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Un mondo di marionette

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un mondo di marionette

di ethan
7 stelle

Nella prima sequenza (a colori) si assiste all'omicidio di una prostituta da parte di Peter Egerman (Robert Atzorn), un uomo sulla quarantina, in apparenza molto posato ma in preda (forse) ad un raptus omicida: da questo momento in poi, con una struttura che pare presa da 'Rapina a mano armata', viaggiamo nel tempo della narrazione, con flashback e flashforward, con i quali conosciamo il vissuto del protagonista, il difficile rapporto con la bella moglie Katarina (Christine Buchegger), donna impegnata nel campo della moda, dalla quale ottiene molte gratificazioni, ma insoddisfatta a livello coniugale, il legame ancora vivo con la madre Cordelia (Lola Muthel), le visite dallo psichiatra Mogens Jensen (Martin Benrath), che ha una tresca nientemeno che con sua moglie, lo stravagante Tim (Walter Schmidinger), collega gay di Katarina che prova un'attrazione per Peter stesso; è lui a farle conoscere la prostituta che sarà vittima di Peter.

'Un mondo di marionette' è il secondo film di Bergman battente bandiera tedesca (ai tempi Repubblica Federale Tedesca) ma è preferibile a 'L'uovo del serpente', opera non proprio nelle corde dell'autore svedese, in quanto affronta le sue tematiche abituali – problemi di coppia, disagio esistenziale dei personaggi, istinti suiicidi ed omicidi – optando per una struttura narrativa antilineare, con continui salti avanti e indietro nel tempo filmico, che non servono, come per l'illustre predecessore, ad aumentare la suspence ma semplicemente ad entrare nella complessa psiche di Peter e delle persone che gli stanno accanto.

'Un mondo di marionette' può essere visto anche come l'ideale seguito di 'Scene da un matrimonio', al netto dell'ironia che lo contraddistingueva, qui, al contrario, totalmente assente e sostituita da un'atmosfera di tragicità ineluttabile, della quale il personaggio di Peter ne è l'emblema, essendone ammantato.

Intrigante il lavoro come direttore d'attori, poiché per la prima volta Bergman si trova alle prese con un cast totalmente composto da attori stranieri, dai quali comunque il cineasta ha saputo ottenere buone prestazioni e ottimo il consueto e preciso lavoro del direttore della fotografia Sven Nykvist, in un film che si apre e si chiude con due sequenze a colori per poi essere tutto girato in bianco e nero.

Non tutto funziona a dovere – ad esempio lo psichiatra che ha una storia proprio con la moglie del suo paziente appare una forzatura e alcuni snodi narrativi sono farraginosi, proprio per i continui andirivieni temporali – ma 'Aus dem Leben der Marionetten', questo è il titolo originale, è un'opera stimolante e vitale, senza dubbio molto personale, dove il regista ha concentrato molte delle sue ossessioni, reiterate nel corso degli anni all'interno della sua ormai vasta produzione.

Voto: 7.

 

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