Regia di Francesca Archibugi vedi scheda film
La terra trema. In pochi, eterni secondi le crepe lacerano i muri delle case, delle chiese, delle scuole e quelle stesse crepe aprono squarci profondi nella testa e nelle abitudini degli abitanti di Cacchiano. Immaginario paesino umbro, conosciuto per la sua fabbrica di salami all’aglio e per un affresco del Beato Angelico. Tutti, terrorizzati e urlanti, si svegliano improvvisamente nella notte (una scena ricostruita con sobrietà e forza narrativa). Saranno, per un tempo indeterminato, senza un tetto e senza una legge giusta che favorisca la ricostruzione. Macerie, tende, container: l’architettura dei disastri naturali non ammette variazioni significative. Nella nuova topografia, lacerata, angusta, disagiata, Francesca Archibugi accompagna con uno stile asciutto, con qualche accento umoristico e una certa compassione, le tante storie di un protagonista collettivo: la gente normale. Ammesso che al cinema possano essere ancora raccontate persone comuni che non pensino di essere scritturate come figuranti di un rito di società. Tornano le sue ossessioni cinematografiche (i ragazzini), l’attenzione per i sentimenti e l’ottimismo malinconico. Gli attori sono ben diretti e bravi nel comunicare uno sgretolamento che pare inarrestabile e l’attesa inappagata di un futuro che sia poco diverso dal passato raso al suolo dal terremoto. Bello il ricordo di Victor Cavallo.
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