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Speak No Evil

Regia di Christian Tafdrup vedi scheda film

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Dany9007

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Speak No Evil

di Dany9007
8 stelle

Sullo sfondo dell’idilliacoo paesaggio toscano assistiamo all’incontro tra due famiglie con un figlio ciascuna: i danei Bjorn e Louise e gli olandesi Patrick e Karin. Sebbene amichevole e cordiale avvertiamo un senso di inquietudine dietro a questo Ovviamente non dettato solo dal fatto che stiamo assistendo ad un film che rientra nel genere thrille/horror (e che quindi ci fa tenere occhi e orecchie aperte su queste sfumature), quanto da un rapporto che fa apparire da subito i protagonisti, la coppia danese, gentile ed affabile, se non persino sottomessa alle battute ed agli atteggiamenti dei nuovi amici.

Oltre alla prima sequenza, in cui il danese Bjorn cede, persino in un eccesso di educazione, la sdraio che la figlia non sta utilizzando all’olandese  Patrick notiamo in particolare che Bjorn viene quasi deriso dopo essere tornato dalla ricerca del pupazzo della figlia. L’approccio di Patrick che si dice “ammirato” dalla dedizione di Bjorn nel compiacere la figlia, sa più di sfottò. Ma Bjorn appare da subito una persona a modo e gentile, troppo per bene per saper rispondere causticamente o troncare il nascente rapporto tra le due coppie.

Questa sudditanza, è il leitmotiv nonché la chiave di tutta la vicenda: in un crescendo di sottomissione vediamo la famiglia danese, appunto troppo incastonata nella rigidità borghese, incapace di reagire “di pancia”, impreparata ad un imprevisto e soprattutto completamente disarmata dal riuscire a tutelarsi.

Tutto questo il regista però sa centellinarlo per bene, effettivamente fino all’ultima parte del film non capiamo esattamente dove voglia andare a parare. Le stranezze del piccolo Abel, che effettivamente sembra aver tentato di comunicare a Bjorn qualcosa mostrandogli la sua lingua mozzata (che il padre spiega essere una malformazione congenita), fanno quasi pensare che sia lui uno degli elementi “horrorifici” della vicenda. In parallelo le continue stranezze dei coniugi ospitanti che si sviluppano in una variegata sarabanda di atteggiamenti: imporre alla vegetariana Louise di assaggiare della carne, proporre una sistemazione davvero misera per la loro figlia Agnes, ma ancor più divengono inquietanti gli atteggiamenti del piccolo Abel che oltre ad essere racchiuso in un inquietante silenzio ed in una sorta di cupa apatia, emette urla e lamenti nel cuore della notte che i genitori tendono a ignorare in quanto parte della sua patologia, ma ancor più fanno rabbrividire i modi con cui i genitori, Patrick in particolare, si approcciano al bambino, sempre sull’orlo della violenza e dell’umiliazione (la sequenza del balletto dei bambini è difficile da sostenere). Assistiamo ad altrettante piccole e grandi vessazioni che trasversalmente subiscono anche gli ospiti di casa: oltre a quato già detto, gli olandesi con l’idea di un’uscita a cena, impongono all’altra coppia di lasciare a casa la figlioletta che insieme ad Abel sarebbe stata accudita da un babysitter di loro conoscenza, con immediata preoccupazione da parte di Louise, la cena oltretutto si accende nelle caustiche battute di Patrick verso la dieta vegetariana di Louise, altri contrasti nascono per un ballo “spinto” che iniziano a fare gli olandesi, lasciando imbarazzati gli amici, per non parlare dell’arrogante gesto di Patrick nei confronti di Bjorn che si trova costretto a pagare il conto della cena e per concludere la lite tra Louise e Patrick per via di quest’ultimo che tiene la radio dell’auto a tutto volume, ignorando le richieste dei passeggeri. Patrick inoltre non si crea problemi ad usare il bagno mentre Louise sta facendo la doccia, lei impietrita e imbarazzata non ne parla nemmeno al marito, vediamo di nuovo Patrick spiare la coppia mentre ha un rappporto sessuale, durante il quale ignora i lamenti della figlia che viene portata dai padroni di casa a dormire nel loro letto mentre giacciono nudi,. L’unico moto di ribellione (o meglio di fuga) da parte dei danesi è proprio a seguito di quest’ultimo episodio che li spinge ad andarsene alle prime luci dell’alba senza ma la necessità di recuperare il pupazzo della figlia li fa tornare nella casa degli olandesi dove di nuovo sembrano non riuscire ad argomentare con fermezza il loro disagio, tanto da ricadere di nuovo nella loro “tela”.

Da spettatore diventa quasi impossibile non sperare fino all’ultimo in un risveglio della coppia di danesi dal torpore della propria borghesia che li fa rimanere costantemente ingessati di fronte ai soprusi dell’altra coppia! Bjorn in particolare appare davvero una figura imbelle che ha bisogno persino della moglie per argomentare le proprie rimostranze. Sarà Bjorn però a fare l’agghiacciante scoperta che rivela la vera natura degli due olandesi: una collezione di fotografie di famiglie con prole dimostra come di volta in volta questi abbiano sottratto il figlio o la figlia a costoro e, con ogni probabilità, eliminato i genitori. Dunque il povero Abel è l’ultimo “figlio” sottratto ad un’altra coppia che di lì a poco Bjorn scoprirà morto affogato. La fuga notturna che presenta alcune caratteristiche celebri dei film horror (strade buie e isolate, serbatoio benzina quasi vuoto, conducente che prende una strada di campagna per poi trovarsi immediatamente bloccato) si traduce poi in un clamoroso autogol per i danesi: Bjorn che non ha rivelato a Louise la ragione di questa fuga, scopre che quest’ultima ha chiamato proprio Patrick per farsi soccorrere e qui assistiamo alla totale sottomissione dei protagonisti: Patrick in un ennesimo episodio di sopraffazione, ferma l’auto per far pipì a bordo strada, per Bjorn sarebbe l’ultima occasione di saltare al posto di guida e mettere in salvo la propria famiglia, ma di nuovo il terrore o comunque la mansuetudine (nella vana speranza di un atto pietoso da parte dei carnefici) ha la meglio. La coppia danese sarà costretta a scoprire che il babysitter era in realtà un complice della coppia, il quale, insieme a Karin immobilizza Agnes alla quale viene mozzata la lingua proprio secondo il rituale eseguito con Abel. Il terrore e il disgusto della coppia accompagnate da dei moti di ribellione vengono immediatamente sedati a suon di cazzotti nei confronti di Bjorn e Louise non può che disperarsi sui sedili posteriori mentre la figlia le viene portata via. Condotti in una cava isolata i due vengono fatti spogliare. Bjorn con un: “perché?” cerca quindi una spiegazione a quello che anche noi spettatori viene naturale chiedersi. La risposta di Patrick è quanto di più esaustivo e spietato: “perché ce lo avete permesso”. Ai due danesi ora spetta l’ultima punizione, vengono invitati ad andare nel fondo della cava dove l’altra coppia si accinge a lapidarli. Assistiamo dunque al martirio di costoro ed al successivo viaggio degli olandesi nelle stesse località in Toscana dove stavolta ad accompagnarli nel ruolo di “figlia” vi è la povera Agnes.

Allo spettatore non rimangono elementi di consolazione o di speranza: il male si è materializzato in questa coppia luciferina e se ne hanno tutti i segnali durante l’evoluzione della vicenda. Ma è altrettanto difficile, almeno inizialmente, non calarsi nei panni della perfetta famiglia borghese che chiaramente antepone le buone maniere, il rispetto e la tolleranza a delle stranezze o comunque degli sgarbi da parte di coloro che li ospitano: si tratta semplicemente di persone perbene, magari anche un po’ ingenue (o tonte) ma assolutamente comuni. Tuttavia questa loro dabbenaggine spalanca appunto le porte al male e torniamo alla frase conclusiva “perché ce lo avete permesso”. Come evidenziato sono molteplici le volte in cui il coraggio o l’iniziativa o semplicemente l’orgoglio avrebbero potuto cambiare i destini della coppia ma anche alla fine, quando ormai appare evidente che non vi è più nulla da perdere, il male ha una capacità di paralisi totale.

Tra i meriti del film possiamo annoverare l’assenza di quel gusto splatter che spesso troneggia nella filmografia odierna ma un certo talento nel creare una situazione di pura tensione senza far accadere sostanzialmente nulla per la prima ora di film. Ovviamente non si possono tralasciare certi buchi che lascia la vicenda: le mutilazioni alla lingua dei bambini rapiti che finalità hanno? È un puro rito sadico? Ovviamente il fine non può solo essere quello di impedire loro di comunicare (e dunque chiedere aiuto) dato che prima di tutto i bambini vengono soggiogati dalla coppia olandese nel modo più totale. Il film non si pone altresì l’impegno di dare risposte su queste coppie che spariscono: nessuno ha lasciato a casa indicazioni su dove andavano? Nessun parente si è mai cimentato in una ricerca? La figura del babysitter che finalità ha? Si accontenta di partecipare (marginalmente) al sadico rituale della coppia? Inoltre, pur sapendo che la coppia di danesi sarebbe stata eliminata, non è stato improduente da parte di Patrick il fatto di lasciare il cadavere di Abel annegato nella vasca? cosa che per poco non permetteva alle future vittime di allertarsi e quindi svignarsela.

Infine la sequenza sensibilmente più debole della vicenda, in termini logici, è la telefonata da parte di Louise che ignara della mostruosa scoperta da parte del marito, in piena fuga e con la macchina bloccata, chiama la coppia di olandesi per chiedere aiuto. Insomma, al di là di non sapere l’esatto motivo di una fuga notturna, dopo averne tentata già una, e dopo aver visto gli exploit violenti e sempre più invadenti della coppia (da non dimenticare la sequenza in cui Karin inizia ad impartire ordini ad Agnes, quasi ne fosse la madre), possibile che venga in mente di chiamare proprio loro per farsi aiutare?

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