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Holy Spider

Regia di Ali Abbasi vedi scheda film

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La recensione su Holy Spider

di giurista81
7 stelle

Film tratto da una storia vera su un serial killer, denominato dalla stampa “Il Ragno”, in azione nella città santa di Mashhad, in Iran. Produzione tutta europea, addirittura con società di quattro stati diversi, agli ordini del regista iraniano Ali Abbasi. Gran bel film, scritto, tra gli altri, dallo stesso regista che struttura la storia su due binari paralleli destinati a incontrarsi. Da una parte abbiamo le azioni e l'approfondimento psicologico del killer, un assassino “missionario” convinto di agire agli ordini di Allah per fare pulizia morale. In realtà siamo alle prese con un fallito, ritrovatosi a fare il muratore dopo un passato da militare, che si chiede perché non abbia avuto una fine più gloriosa, scegliendo così come ragione di vita quella di ripulire le vie dalla degradazione morale. Dall'altra parte abbiamo l'indagine, davvero coraggiosa e contro tutto l'ambiente decisamente connivente (assurda la scena col killer che se ne va in giro in moto, visto da tutti, arrivando persino a trasportare i cadaveri legandoli con una cinta alla propria schiena), di una giornalista proveniente da Teheran (la brava iraniana Zar Amir Ebrahimi, qua premiata col Prix d'interpretation féminine). La polizia infatti non fa niente, salvo intervenire quando si trova costretta a farlo. Si tenta persino di trovare la via per agevolare l'evasione del condannato, ma qualcosa incepperà il meccanismo. Regia efficace, senza fronzoli e senza spettacolarizzazioni (ma non edulcorata dai contenuti violenti), con gusto per il thrilling (omicidi in primissimo piano, moderati da strangolamenti a mezzo foulard). Non manca la sottotraccia di critica sociale, si veda il “pazzesco” finale con i figli del killer che parlano del tutto come se fosse un gioco, proponendo di valutare la possibilità di trasformarsi in emulatori. Allo stesso tempo è da sottolineare come l'azione dell'omicida venga vista, da tanti cittadini, come giustificabile, tanto che la condanna in tribunale arriva giusto per placare la stampa perché, in fondo in fondo, delle morte delle vittime (prostitute e drogate) non interessa a nessuno. Notevole l'inizio, con un omicidio brutale sottolineato dall'ultima frase proferita dalla vittima al cospetto di un assassino implacabile, nonostante i modi all'apparenza gentili. Cattivissima anche la sequenza dell'omicidio della tipa che ride persino dopo morta.
Buone le interpretazioni, interessanti le location. Fa molto piacere vedere questi film, segnalo anche il recente Tatami, che si distinguono dal piglio hollywoodiano, eppure si rivelano estremamente qualitativi a dimostrazione del buon livello raggiunto dai registi iraniani. Bravi. Bene musica e montaggio

 

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