Regia di Donato Carrisi vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: IO SONO L’ABISSO
E al terzo tentativo Donato Carrisi è riuscito a distaccarsi dal duplice ruolo di Scrittore e Regista, riuscendo ad essere un’anima a se stante rispetto ai suoi libri.
Un po’ come i Serial Killer che sia come criminologo che giallista lui tratta e affronta a brutto muso.
Se con La ragazza nella Nebbia si affrontava il caso di Yara Gambirasio come fosse un racconto di Dürrenmatt e le atmosfere risultavano un po’ troppo da sceneggiato anni 70 che incontra Twin Peaks e se con L’uomo del Labirinto spiazzava lo spettatore con due storie a incastro che solo i lettori assidui potevano apprezzare, con Io sono l’abisso ha fatto centro perché ha fatto tesoro delle due precedenti esperienze migliorandosi come regista sia nella rappresentazione del male che nella scelta del cast a supporto.
Proprio perché privo di nomi stellari da cassetta come Toni Servillo, Jean Reno e Dustin Hoffman, Donato Carrisi ha voluto proteggere sia la sua creatura che il cast da eventuali prese di posizione del pubblico.
Io sono l’abisso è una storia di Donato Carrisi e questo deve essere la garanzia.
Rispetto agli altri due romanzi, Io sono l’abisso non è il classico giallo carico di mistero dove bisogna scoprire il colpevole. Il serial Killer è già conosciuto. Al centro della vicenda c’è il segreto che ognuno dei protagonisti ha dentro di sé, come si materializza la quadratura del cerchio dove si annida il male.
Rispetto agli altri due romanzi, Io sono l’abisso è ambientato in una location certa e ben definita che è il Lago di Como. Un lago che conserva e attanaglia tutti i segreti del luogo.
Rispetto agli altri due romanzi, Io sono l’abisso ha protagonisti senza nome e soprattutto senza nomi decadenti. Abbiamo L’uomo delle pulizie, la Ragazza col ciuffo viola, la madre e il Professore. Chi ha un nome ben definito fa comunque una brutta fine, chi non ha nome può essere invece ognuno di noi.
Dentro Io Sono l’abisso c’è il dolore e il tormento di casi orribili che hanno fatto parte e fanno ancora parte della cronaca nera italiana, dal Mostro di Foligno e il Delitto di Garlasco fino ad arrivare ai suicidi giovanili figli del Cyberbullismo.
Donato Carrisi apre subito il film sul trauma del Serial Killer, con un bambino che rischia di affogare dentro la piscina abbandonata di un albergo davanti ad una mamma che lo odia.
Questo Odio lo trasforma in un uomo glabro, con una protesi ai denti (chiaro rimando al Denti di Fata di Red Dragon) e con due orribili cicatrici alla testa frutto delle torture a base di morse e martelli.
Un uomo invisibile che raccoglie i rifiuti sul Lungolago e attraverso la spazzatura conosce la verità sulle persone e identifica le sue vittime
Un uomo che si traveste e si trasforma in Micky, l’alter ego violento che frequenta discoteche che suonano Bobby Solo e Mia Martini per donne sole, bionde e in là con l’età.
Donne che ricordano quella mamma tanto anaffettiva e violenta che frequentava uomini altrettanto violenti.
Donne fatte a pezzi e buttate in quel lago depositario di segreti.
Ma in giorno in quel lago il nostro “Uomo delle pulizie” salva dal suicidio una “Ragazza dal ciuffo viola”. Una ragazza che ha i suoi stessi tormenti, una ragazza che deve essere protetta anche a scopo di perdere la sua invisibilità.
E da quel momento inizia una caccia all’uomo che vede protagonista una “Madre” mentalmente instabile e segnata da una tragedia familiare che non la fa vivere e che l’ha trasformata in una cacciatrice di uomini violenti contro le donne.
E siccome “Il male è un cerchio” queste tre persone saranno destinate ad incontrarsi e ad affrontarsi nel profondo del loro abisso.
Un abisso che ha un unico comun denominatore l’acqua.
L’acqua della piscina dove il serial killer bambino riesce a sopravvivere per poco;
L’acqua del lago che con i suoi mulinelli ti trascina nel suo fondale;
E L’acqua finale purificatrice dove che caratterizzerà la resa dei conti finale.
Donato Carrisi sceglie benissimo i suoi attori.
Gabriel Montesi, già visto in Favolacce e Siccità, è bravissimo a deturparsi il suo corpo rendendoci un serial killer che tanto piacerebbe a Thomas Harris.
Michela Cescon ritorna ad affrontare le devianze della mente umana dopo il bellissimo Primo Amore di Garrone
Sara Ciocca incarna nel suo corpo da scricciolo tutte le sofferenze di una generazione inascoltata dai propri genitori e tradita e umiliata da chi più ama.
Se difetto dobbiamo trovare in questo film è la scelta di Donato Carrisi di tralasciare l’aspetto più spiccatamente “Gore”, la violenza rappresentata è decisamente più psicologica che fisica.
Gli omicidi e il sangue sono relegati in terzo piano, quasi accennati. Focalizzando sui personaggi, portando lo spettatore dentro il loro dolore e forse facendoci soffrire di più.
Voto 7
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