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Il settimo sigillo

Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il settimo sigillo

di ethan
10 stelle

Il cavaliere Antonius Block (Max von Sydow) e il suo scudiero Jons (Gunnar Bjornstrand) tornano in Scandinavia dalle Crociate e, mentre si riposano sulla spiaggia, al primo appare la Morte (Bengt Ekerot), che dice di essere venuta per lui. Block le chiede tempo e la sfida a una partita a scacchi, con in palio la sua stessa vita. La disputa si svolge in diverse tappe e il cavaliere incontra, nel suo girovagare in una landa desolata del Medioevo colpita da carestie e pestilenze e solcata da cacce alle streghe, tra gli altri, una famiglia di attori-girovaghi e saltimbanchi, Jof (Nils Poppe), la moglie Mia (Bibi Andersson), il figlioletto Mikael e il loro collega Skat (Erik Strandmark), che scappa con Lisa (Inga Gill), moglie del fabbro Plog (Ake Fridell); tranne la famiglia di attori tutti raggiungeranno il castello del cavaliere, dove è rimasta unicamente la moglie (Inga Landgré) ad attenderlo, ed il loro destino si compirà.

'Il settimo sigillo' rappresenta, insieme al successivo 'Il posto delle fragole', il film più famoso di Ingmar Bergman ed è tra i suoi esiti più felici: dal punto di vista tematico mette in primo piano temi che nei precedenti lavori aveva più volte accennato ma mai approfondito, vale a dire il rapporto tra l'uomo e Dio, il significato dell'esistenza e soprattutto concetti come la vita dopo la morte, ponendo(si) forti dubbi sulla religione tutta, mentre da quello figurativo l'opera raggiunge vertici inusitati, con un utilizzo a dir poco suggestivo del paesaggio in cui i personaggi si muovono, reso magnificamente dalla fotografia di Gunnar Fischer, che ricorre a dei contrasti chiaroscurali di abbagliante bellezza, simili a quelli usati nei noir americani.

'Il settimo sigillo' può esser visto anche come un estemporaneo road-movie, dove il protagonista va alla ricerca di se stesso e di molte risposte sul senso ultimo della sua vita, segnato in più punti da inequivocabili e tangibili segni e simbologie di morte - tra cui spicca la personificazione della stessa, dalle fattezze umane - e da un senso di cupezza ad un primo sguardo che pare infinito ma che, ad una più attenta lettura è mitigato da parentesi più leggere, che arrivano anche ad essere buffe e comiche, rappresentate dalla presenza, anch'essa simbolica, della famiglia di guitti che, rimandando alla Sacra Famiglia, dà luogo ad un filo di speranza per il futuro.

Il film ha un ritmo disteso per tutta la sua durata, con alternanza di scene altamente drammatiche, inframmezzate appunto da digressioni ironiche e distensive: nel primo caso vanno ricordate la morte di Raval (Bertil Anderberg) - l'uomo che aveva spinto Block a prendere parte alla crociata - tra i più atroci tormenti e la ragazza arsa nel rogo - una scena dai toni dreyerani - e nel secondo Jof e Mia che cantano una stramba canzone nel loro primo spettacolo, mentre Skat si apparta con la moglie del fabbro e Skat che finge il suicidio con un pugnale finto ma, ironia della sorte, viene ucciso dalla Morte che sega l'albero dove si era rifugiato.

Memorabile invece l'incipit sulla spiaggia con il primo incontro tra Block e la Morte e celeberrimo il finale con la stessa che guida un piccolo corteo formato dai personaggi che abbiamo conosciuto nel film, visti da lontano dal 'visionario' Jof che, grazie a Antonius, è potuto sfuggire e con il suo carro se ne va felice con i suoi.

Un contributo fondamentale all'elevato livello della pellicola lo dà indubbiamente il nutrito cast, come al solito attentamente guidato dal cineasta di Uppsala, con un maiuscolo Max von Sydow - alla prima prova alla corte di Bergman - negli scomodi panni del tormentato e dubbioso crociato che va alla disperata ricerca di una prova concreta della presenza divina e, suo contraltare, un altrettanto bravo Gunnar Bjornstrand, suo fedele scudiero, portatore viceversa di una concezione della vita totalmente avulsa da qualsivoglia aspetto religioso e concentrato quindi sugli aspetti puramente terreni, con Bibi Andersson, dopo una breve apparizione in 'Sorrisi di una notte d'estate', al primo suo ruolo rilevante, dove dimostra subito grande talento e versatilità, in coppia con l'attore comico Nils Poppe, in una versione familiare che pare la continuazione, in chiave positiva della famiglia 'disfunzionale' apparsa in 'Una vampata d'amore' e, dulcis in fundo (si fa per dire...) Bengt Ekerot, che con la sua impassibile mimica facciale acquista l'immortalità cinematografica.

'Il settimo sigillo' - checché ne dica l'autore di un famoso dizionario, che taccia il film di schematismo, dandogli due misere stellette e mezza - è tra quei capolavori che conservano intatti il loro fascino anche a distanza di tanti anni dalla loro uscita e dopo molteplici visioni.

Voto: 10 (v.o.s. e doppiata).

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