Regia di Ingmar Bergman vedi scheda film
Classico incontestato della cinematografia europea del dopoguerra,"il settimo sigillo" è tra i più celebri lavori di Ingmar Bergman.Non sto qui a sottolineare la bellezza di certe inquadrature e la visione a tratti desolata del panorama,visto che molti,più competenti e colti di me hanno già speso molte parole,ma è impressionante l'attualità di un film come questo,sul fraintendimento della moralità religiosa(si parla del cristianesimo,ma credo si possa coinvolgere ogni altro credo) e sull'approccio isterico-punitivo ,così distante da un culto mediato da ragionevolezza e rispetto del prossimo. L'oscurantismo cupo e senza filtri dei flagellanti,la mancanza di "pietas" che invece il Cristo aveva fatto fulcro della propria missione,è la vera epidemia cui metaforicamente il maestro svedese fa riferimento con l'espandersi della peste: e l'ineluttabile farsi sotto della Morte,è una ciclicità che a questo punto non è l'aspetto peggiore delle cose,e Bergman riveste infatti il personaggio della Mietitrice di un senso dell'umorismo finissimo e quasi impalpabile.E in tempi come questi,sui quali premono voglie di un ritorno a un cattolicesimo reazionario e ingerente da parte di un clero da tempo così poco incline al dialogo,"Il settimo sigillo" è ancora di più un'opera sempreverde che porta a riflessioni serie.
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