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Ti mangio il cuore

Regia di Pippo Mezzapesa vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Ti mangio il cuore

di axe
8 stelle

2004, entroterra garganico. Le famiglie criminali Malatesta e Camporeale, dopo decenni di scontri sanguinosi, vivono nell'odio reciproco. La fragile tregua, sostenuta da una terza famiglia criminale, i Montanari, è rotta a causa del rapporto tra Andrea Malatesta, figlio del patriarca Michele, e Marilena, moglie di Santo Camporeale, boss dell'omonima famiglia, costretto alla latitanza. Scoperto il tradimento, i Camporeale tornano a spargere sangue, uccidendo Michele, e scacciano Marilena, madre di due bambini ed in attesa di un altro, da Andrea. Andrea prende il controllo del clan e, spinto dalla madre, sceglie la vendetta. Prepotenza e ferocia prendono il sopravvento; perde l'amore di Marilena e quanto di umano c'era in lui, scoprendo infine di essere stato vittima di un atroce inganno. Il regista Pippo Mezzapesa racconta una drammatica storia di amore e morte con i canoni del genere western, portando in scena individui avvezzi alla violenza più estrema, utilizzata in nome di un arcaico ed insensato codice d'onore e destinati alla sconfitta, ed altri soggetti, meno inclini agli spargimenti di sangue, ma non per questo non infidi e pericolosi. Costoro agiscono in totale assenza di tutori dell'ordine e senza intralci da parte della popolazione locale, silente, un po' per complice rassegnazione, un po' per terrore, di fronte alle nefandezze compiute dai membri delle famiglie in lotta. Personaggio centrale della vicenda è Andrea (Francesco Patanè, giovane e bravo interprete del co-protagonista di "Il Cattivo Poeta"). Figlio prediletto di Michele, unico scampato, da bambino, all'eccidio della famiglia, e, successivamente vendicatosi, il giovane Malatesta mostra inizialmente un certo distacco verso il modus operandi dei parenti, essendo interessato più a godersi la vita e vivere la storia d'amore con Marilena. Dopo il brutale assassinio del padre, del quale è ritenuto responsabile Santo, latitante tradito dalla donna, le cose cambiano radicalmente. I familiari e, in modo particolare, la mamma, Teresa, donna vendicativa e maligna, si aspettano che egli, concausa, per il rapporto con Marilena, della morte di Michele, faccia vendetta. Uccide, uno dietro l'altro, i membri del clan rivale. A sua volta, subisce la perdita dei fratelli, eliminati secondo la ferrea logica dell'occhio per occhio, dente per dente. Omicidio dopo omicidio, Andrea acquisisce sicurezza nell'uso delle armi, autorevolezza, spregiudicatezza. La vitale e positiva Marilena perde il ruolo di sua compagna - ma non di madre di un "erede" degno del patriarca - in favore di Teresa, con la quale instaura un rapporto di morbosa dipendenza anche fisica. Ottenebrato dalla sete di sangue e vendetta, Andrea non comprende di essere vittima di un atroce imbroglio dai contorni sfumati. Solo in epilogo, diventa consapevole d'essere stato uno strumento nelle mani di soggetti più furbi di lui, privi di quel codice d'onore, secondo il quale sangue chiama sangue, ma pronti a giovarsene pur di far piazza pulita di una pericolosa concorrenza nel controllo del territorio. Il film è ambientato nei primi anni 2000, ma la scarsità di inquadrature urbane, la scelta di usare fotografia in bianco e nero, i costumi, i richiami ad attività rurali, sfumano il connotato temporale della narrazione. Del resto negli anni '60, così come molti anni dopo, il modo di vivere dei personaggi è lo stesso. Anche se il malaffare garantisce un minimo di benessere, la cura degli animali è ancora fondamentale nell'economia familiare. Maiali, pecore, vacche stanno a cuore ai Malatesta ed ai Camporale più delle persone. Se ne traggono carni, pelli, formaggio; si possono usare come moneta di scambio o simbolo. Il prestigio si esprime pubblicamente tramite il ruolo ottenuto nella festa del paese. Chi più contribuisce, ha diritto a trasportare la statua della Madonna, di fronte all'intera comunità. Ritmi, usi e costumi ancestrali resistono al trascorrere degli anni; nulla lascia immaginare che le cose possano cambiare, sebbene altri siano pronti a prendere il posto dei Camporeale e dei Malatesta. Molta curiosità era in essere circa la prestazione attoriale di Elodie, artista dalle diverse doti. La sua interpretazione della protagonista femminile non è malvagia. Benchè avvezza alla violenza "ambientale" - un morto in più o in meno non la sconvolge - Marilena esprime il proprio essere donna e madre mediante un atteggiamento ora di estrema vitalità, ora di paziente sopportazione, ora di sostegno per altri soggetti. Il suo amore per l'Andrea "originale" non viene meno; al tempo stesso, soffre e s'angustia per la metamorfosi in negativo del giovanotto, nel quale ha avuto ruolo primario Teresa. La tensione è molto alta, il ritmo altalenante; l'attenzione dello spettatore è catturata non solo dalla sequenza di omicidi, ma anche dalla ricostruzione degli ambienti; buona parte dei dialoghi sono in un comprensibile dialetto; sono presenti i sottotitoli per aiutare chi avesse difficoltà. Diversi riferimenti legano la finzione alla realtà; il soggetto interpretato da Elodie è dichiaratamente ispirato ad una pentita che ha contribuito alla conoscenza della "mafia" del Gargano, una consorteria criminale strettamente legata alle attività agricole e pastorali dell'area. Il film racconta una Puglia molto diversa da come appare ai turisti che ne frequentano le attraenti località di villeggiatura e d'arte; descrive una terra amara, vite povere e precarie, la prigionìa all'interno di ruoli precostituiti e l'impossibilità di sottrarsi a destini già scritti, ma anche il coraggioso tentativo di riuscire, espresso dal personaggio di Marilena. Film duro, appassionante, intenso e piacevole da vedere.

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