Regia di Nigel Cole vedi scheda film
Sono più di 45 milioni - nell’Unione Europea - i consumatori (abituali e non) della classica “canna”, di cui quasi la metà “aspiranti” inglesi. D’altronde, le foglie della marijuana ricordano non poco quelle del tè e allora non deve sorprendere se in un piccolo paesino della Cornovaglia tirano che è un piacere persino le due vecchiette che gestiscono l’unico emporio, il medico e il poliziotto. “L’erba di Grace” parte da un debito: quello, enorme, lasciato in eredità alla “migliore giardiniera del mondo” da un marito infedele e fallito. Come trovare 300 mila sterline e farla in barba ai creditori, alle banche, agli sciacalli? La soluzione la suggerisce, quasi involontariamente, il tuttofare di Grace, un giovanotto scozzese che vive con una bella pescatrice, entrambi amici del medico e tutti insieme discreti consumatori di “maria”: coltivare la cannabis nella serra della giardiniera, rivenderla a Londra, realizzare il tot che necessita e ricominciare da zero. Le cose andranno più o meno nella direzione sperata, con un finale ben al di là di ogni più rosea previsione. La commediola è graziosa, ha radici piantate nella sana provocazione, e si avvale di uno stuolo di attori che contribuisce notevolmente a coprire i buchi di sceneggiatura e le ovvietà registiche, le frenate paratelevisive e quel prezzemolo moderno che si chiama “déjà vu”. Dal gruppo, comunque, emerge la Blethyn di “Segreti e bugie”: vale da sola la spesa del biglietto.
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