Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Dopo l’ottimo esordio con the Following, Nolan sbarca ad Hollywood con il suo film più complesso e genuino della sua carriera, che grazie anche ad un budget più consistente (ma non enorme come in futuro), riesce a sperimentare maggiormente col mezzo cinematografico ampliando le tematiche presenti già nell’opera prima e perfezionando ancora di più il suo naturale talento per la regia.
Memento, che in latino significa letteralmente “ricordati”, narra le vicende di Leonard, un uomo che soffre di amnesia anterograda, ovvero un disturbo psichico che affligge la memoria a breve termine cancellando qualsiasi ricordo dopo ogni 15 minuti. Il protagonista per ricordarsi tutto ciò che gli capita intorno, deve quindi scriverselo su dei foglietti, fotografare chi incontra con una polaroid scrivendoci sopra una breve descrizione e addirittura tatuarselo sul corpo se è un ricordo particolarmente importante da memorizzare.
Leonard, chiaramente disturbato, deve cercare in questo frammentato delirio mentale di vendicare la morte di sua moglie stuprata e assassinata anni fa da un killer che non è mai stato rintracciato dalla polizia. Leonard si improvvisa perciò detective grazie al suo passato da investigatore in una compagnia di assicurazioni, per scovare e giustiziare una volta per tutte l’assassino che è anche la causa del suo trauma cerebrale.
L’ossessiva ricerca dell’antieroe però, non trova una lieta conclusione in quanto affetto dalle costanti amnesie che lo pongono in una condizione instabile facilmente manipolabile da tutti i personaggi che incontrerà, segnando così il ripetersi del suo tragico destino intrappolato in un circolo vizioso senza fine immerso in un mondo crepuscolare e cinico.
La struttura del film per catturare questa follia mnemonica del protagonista, segue infatti una a-linearità fissata principalmente su due piani temporali, uno a colori e uno in bianco e nero. Questi stessi piani temporali però, sono a loro volta stravolti all’interno della narrazione perché la sequenza temporale a colori è montata cronologicamente al contrario dove l’inizio del film rappresenta dunque la sua relativa fine. La sequenza in bianco e nero invece, segue una linearità precisa ma indefinita nel tempo fino all’escalation nel finale che sarà rivelatore dell’ingegnoso meccanismo narrativo creato da Nolan. All’interno delle stesse sequenze sia in bianco e nero sia a colori vengono inoltre inseriti dei flashback e flashforward esterni alla linea temporale del film tanto da risultare per certi versi dei veri e propri frammenti del subconscio del protagonista.
La sperimentazione che Nolan attua in Memento è dunque un’avanguardia visiva veramente complessa e stratificata che merita più e più revisioni per essere compresa a pieno e che porta avanti già il montaggio a scatole cinesi di Following portandolo però ad un livello superiore tanto da superare lo stesso concetto di flashback e flashforward.
Questa precisa scelta stilistica del regista oltre che ad essere un genuino gioco di prestigio attraverso il mezzo cinematografico, non lo si può ascrivere ad un mero esercizio di stile perché la tecnica che si incastra con la poetica è un classico del pionierismo di Nolan, che infatti esplica perfettamente la drammaturgia di Memento attraverso la sua grande messa in scena applicata ad un montaggio certosino volutamente criptico e frammentato.
L’immersione che ne deriva infatti pone lo spettatore in una condizione assolutamente empatica nei confronti della mente del protagonista, che essendo ignaro di ogni minimo evento passato a parte qualche indizio fisico che il protagonista conserva nella sua giacca e nella sua stanza d’albergo, con l’avanzare della trama verrà catapultato nella follia anarchica della narrazione che comporrà pian piano tutti i pezzi del puzzle per risolvere il concitato enigma a scatole cinesi.
Lo scavo psicologico che attua Nolan nella mente umana è dunque magistrale per la sua accuratezza nel descrivere le insicurezze dell’uomo e delle certezze che artificiosamente vuole ricostruire in un mondo apparentemente perfetto.
Leonard infatti da tragico antieroe noir si ritroverà a confrontarsi con dei personaggi apparentemente benevoli all’inizio del film, ma che col susseguirsi della narrazione schizoide muteranno forma fino a diventare dei personaggi squallidi e arrivisti. Inconsapevolmente o consapevolmente saranno poi il motore della storia del protagonista, che intrappolato in un’illusione romantica che lui stesso ha creato, acquisirà incredibilmente quella autoconsapevolezza brutale nel finale-inizio che poi sarà la chiave interpretativa necessaria per sciogliere i nodi tessuti con grande perizia dal regista britannico.
La sostanza si unisce dunque perfettamente alla forma, dove Nolan a partire da Memento comincia a sviluppare una poetica volta all’esplorazione delle contraddizioni dell’uomo nei mondi in cui è calato sfruttando a pieno la lente d’ingrandimento del Cinema, osservando dunque dall’alto gli esseri umani come se fossero delle pedine in un gioco più grande di loro.
Questa perfezione asfissiante ovviamente necessita una rottura data delle imperfezioni dell’uomo, che in Memento vengono rappresentate da Leonard, che dal suo spaesamento nichilista nella società contemporanea decide di recidere la sua stessa illusione che lo teneva in vita per ultimare una volta per tutte i ripetuti cicli viziosi che non portavano ad altro che ad un sistema corrotto e insostenibile.
L’io narrante del protagonista riesce dunque a separare per un momento l’io folle da quello razionale, ritrovando finalmente quel breve momento di lucidità necessaria per fermare una volta per tutte l’anarchia mentale che è diventata ormai una vera e propria maledizione. Sperando poi in quella precisa scelta efferata di trovare la pace interiore necessaria per interiorizzare definitivamente il ricordo drammatico dato dalla morte della moglie.
Insomma, Nolan con Memento realizza una pellicola veramente pregna di sottotesti e di sublimi riflessioni che meritano come sempre una partecipazione intellettuale oltre che emotiva da parte dello spettatore.
La tematica dei ricordi legati al subconscio, lo sdoppiamento dell’identità, la distorsione temporale, il differenza tra realtà e sogno, l’ambiguità della moralità e l’imperfezione umana che potrebbe portare anche ricchezza all’uomo, sono tutte tematiche nolaniane che poi verranno riprese nelle successive pellicole, ma che mai ritroveranno quell’asciuttezza e genuinità di quest’opera seconda, che certifica comunque un amore verso il sistema Cinema che è l’unico mezzo secondo il regista per stimolare lo stupore e l’amore dello spettatore verso la Settima Arte.
Memento forse rappresenta il vero capolavoro di Nolan insieme a The Prestige, proprio per questa sua naturale spontaneità nel sperimentare narrazioni anticonvenzionali secondo una precisa e chiara drammaturgia che non mira solo a sorprendere, ma anche a raccontare una storia coraggiosa capace veramente di colpire nel segno andando oltre il mero gusto ed intrattenimento filmico dei blockbuster destinati per il grande pubblico.
Memento rappresenta dunque uno dei momenti più alti nella filmografia di Nolan, che oltre a confermare il suo enorme talento anche con budget medio-bassi, poteva anche far presagire ad una futura carriera diversa da quella che poi oggi tutti noi ben conosciamo.
Voto 9.5
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