Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Nolan gioca sul confine che divide realtà e immaginazione, individua i territori entro i quali muoversi e da dove poter vedere verso l’altro spazio. Memento è un rebus ad incastro, inizia con la fine ma non è un semplice rimescolamento temporale di una storia da leggere al contrario. Un agente assicurativo, Leonard, dopo avere visto uccidere la moglie, ha un incidente nel quale perde la memoria a breve termine, cioè dimenticando di continuo cosa gli è appena successo, mentre i suoi ricordi sono fermi al momento della morte della moglie. Il film si snoda fra una sequenza e l’altra dove la seguente è la spiegazione della prima, invertendo di fatto la dimensione narrativa e creando un forte senso di sospensione della vicenda. Ragione, istinto, memoria, illusione, realtà, finzione, e in fondo rimozione ed elaborazione della perdita, fanno di Memento un manifesto postmoderno della psicologia, mantenendo però quelle caratteristiche di seduzione sensoriale al quale oggi Nolan ci ha abituato( questo era il suo secondo film). La costruzione della memoria di Leonard è l’asse portante della sua azione, tesa a farsi giustizia e a vendicare la moglie. Egli è costretto a scrivere in continuazione ciò che gli accade, a registrare le sensazioni a pelle , prende appunti, fotografa volti e persone, si fa tatuare sul corpo le note più importanti. Rappresenta la sua nuova memoria, labile e sfuggente, in preda di sfruttatori della sua furia vendicatrice e spaesata. Il coinvolgimento con lo spettatore è totale, davanti allo schermo la sua memoria intatta diventa protagonista, ricostruisce ed elabora quello che il film frantuma e confonde, la vera storia parallela che Leonard non conoscerà mai anche quando alla fine, in quella vera, gli verrà rivelata. Se ce ne fosse stato ancora bisogno, Nolan non rinuncia a rimescolare tutto fino in fondo, quando entrano in gioco con lo svelamento della storia gli elementi di costruzione e di manutenzione della memoria costretta a fare i conti con i ricordi, il dolore, i labirinti interiori, che indicano quanto la memoria sia soggetta a modificazioni temporali e personali, in un continuo rincorrersi di trasformazioni. “ Non riesco a ricordarmi di dimenticarti” dice nel suo monologo interiore Leonard, mentre brucia il libro che la moglie amava rileggere, in un fuoco che ricorda nostalgicamente la fugacità del tempo, della vita stessa.
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