Regia di Christopher Nolan vedi scheda film
Premesso che probabilmente le uniche sequenze degne di nota sono quelle che descrivono il tormentato rapporto tra il coniuge anziano che ha perso la memoria breve e la moglie che giunge a sacrificare la propria vita nel tentativo di verificare la buona fede dell’uomo, appare comunque impresa ardua etichettare “Memento”. Solipsismo narrativo senza capo né coda oppure (dietro)logica esercitazione stilistica? A prima vista uno studio clinico-epidemiologico della pellicola ci rivela la conclamata anomalia di un montaggio atto a sfidare tutte le leggi della consequenzialità temporale. Non una sorta di narrazione ad incastro derivante dalla giustapposizione di azioni contrapposte, dove alla fine ogni pezzo si colloca al posto giusto, niente di tutto questo: “Memento” é la storia di un uomo che a causa di un incidente non specificato ha perso la memoria di azioni compiute di recente e ricorda solamente quanto accaduto prima dell'incidente, annotando per tale motivo tutti i suoi più recenti movimenti non su carta ma su pelle, la sua ovviamente, con un’ininterrotta serie di tatuaggi. Vicenda che fin dall’inizio ci sconcerta con un delitto inspiegabile e apparentemente gratuito ma stranamente, prodigi del cinematografo, subito dopo ci mostra sullo schermo per la durata intera del film la vittima nuovamente più viva e vegeta che mai. Presumibilmente non per virtù di provvidenziali flashback e flashforward, ma a causa di una progressione temporale inspiegabile inserita in una narrazione palesemente destrutturata allo scopo di renderci involontari partecipi dello stato confusionale di Lenny, il protagonista, costretto a leggere e rileggere le frasi tatuate all’occorrenza sul suo corpo oppure a tirare continuamente fuori dalla tasca appunti e fotografie a catena. Da qui l’andamento discontinuo della storia, a sobbalzi, anch'esso forse affetto da vuoti di memoria, un chiaro procedimento narrativo dallo sconcertante andamento a ritroso per scelta creativa del regista allo scopo di stupire o disorientare a seconda dei casi, dispensatore di un’inevitabile dose di noia mortale diluita lungo tutto l’arco della vicenda. Film da non buttare completamente nel dimenticatoio, ma che rappresenta sicuramente un’occasione sprecata date le premesse non mantenute a causa di una palese disarmonia narrativa. Ad ogni modo chi non lo ha visto non ha certamente ragione di recriminare.
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