Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
Un uomo viene ucciso sull’Orient Express, ma nessuno ne prova dispiacere: è un criminale che cinque anni prima si era reso colpevole del rapimento e dell’omicidio di una bambina, e indirettamente dei successivi lutti che ne avevano colpito la famiglia (la madre morta per un parto prematuro, il padre suicida come anche la cameriera, ingiustamente sospettata di complicità); l’investigatore Poirot, che è salito sul treno all’ultimo momento, viene incaricato di svolgere un’indagine a livello ufficioso. Il romanzo applica il consueto schema dei gialli della Christie, parodiato da Ozon in 8 donne e un mistero: un ambiente chiuso e circoscritto (qui, il treno bloccato dalla neve) dove tutti avevano un motivo per uccidere; ma nessuno (almeno, nessuno dei quattro gatti che non conoscono la trama) potrebbe immaginare un esito così estremo, che curiosamente si collega al film d’esordio di Lumet (anche qui ci sono dodici giurati che emettono una sentenza...). Cast superbo, dove si possono vedere in una scena Ingrid Bergman, Vanessa Redgrave e Lauren Bacall sedute allo stesso tavolo e dove Albert Finney, reso irriconoscibile da baffoni neri e da litri di brillantina, giganteggia: prima interroga i testimoni svagato e sornione, poi orchestra il grandioso psicodramma dell’ultima mezz’ora illustrando le due possibili soluzioni, quella semplice e quella complessa. Ma la natura, si sa, preferisce le soluzioni semplici; e la polizia jugoslava pure.
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