Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
La firma inconfondibile di Agatha Christie si riconosce a prima vista nello stile irresistibile con cui viene salmodiata la sua formula tipica, stemperando insieme gli ingredienti classici del suo metodo che da sempre le garantiscono un dominio pressoché assoluto nel genere giallo. Gli appassionati del romanzo omonimo troveranno una squisitezza senz'altro di loro gusto, ma la soddisfazione non sarà prerogativa esclusiva del palato degli adepti. Provare per credere.
A condurre i "giochi" si può notare un nome illustre, un regista talentuoso, con i controfiocchi, che del suo mestiere sa essere fra i maestri. Si sarebbe potuto limitare a una trasposizione pedissequa (l'intendo senza caricare il termine di significati negativi), sebbene in parte lo sia davvero, contando sui pregi della fonte a garanzia del successo e della riuscita di un capolavoro sicuro. E invece riesce ad aggiungere pure del suo, con rispetto, senza travisare, dimostrando una cura e una sensibilità invidiabili.
Cattura l'attenzione fin dall'impatto del prologo iniziale. All'avanguardia è la gestione delle riprese in "interni", quelli di un treno. Eccellente l'orchestrazione impeccabile di un cast di prim'ordine, ricco di altisonanti attori e attrici dell'epoca, riuniti a render omaggio al lavoro intramontabile di una scrittrice d'eccezione. La soluzione perfetta dei personaggi sta ovviamente nella coralità dei ruoli, pur dimostrando ciascuno le proprie peculiari caratteristiche. Il vederli incarnati da così tanti volti noti (e capaci, manco a dirlo) costituirà di certo un motivo di gioia per molti cinefili.
L'incanto di questo sontuoso quadro è rifinito e completato da fotografia, scenografia e costumi, una illustrazione raffinata che impreziosisce ulteriormente un film che ha nell'investigazione la ragione principale d'interesse e pregio. L'appagamento nell'indagare in proprio, tentando di risolvere il caso in anticipo sui tempi e sull'imperdibile rivelazione finale dell'iconico protagonista, infatti, è elemento essenziale cui le opere della "regina" ci hanno abituati.
Nel 1930 a Long Island viene rapita la piccola Daisy che, una volta pagato il riscatto, viene trovata morta. La madre Sonia Armstrong, in stato interessante, ne muore con il nascituro; il padre si uccide e anche una giovane domestica, ingiustamente sospettata di complicità, si suicida. L'assassino, individuato e catturato, viene processato e condannato a morte: è certo, però, che si tratta di un sicario e non del mandante, che rimane impunito. Cinque anni dopo...
Girando con i mezzi di allora, negli spazi angusti di un treno, compie un mezzo miracolo.
Il solerte investigatore Hercule Poirot. Solido e ben recitato.
Mrs. Harriet Belinda Hubbard. Magnetica, s'impone sulla scena.
Il Signor Bianchi. Attento e preparato.
Una Greta Ohlsson che colpisce nel segno delle sue peculiarità.
Contessa Helena Andrenyi. Bella presenza.
Pierre Paul Michel. Più che discreto.
Colonnello Arbuthnott. Il divo compie il suo dovere con forte convincimento.
Edward Henry Beddoes. Credibile nei panni di maggiordomo.
Solenne ed enfatica nelle vesti della Principessa Dragomiroff.
Carica di credibile espressività il suo Hector McQueen.
Mary Debenham. Immedesimata come si conviene.
La cameriera Hildegarde Schmidt.
Il fosco Samuel Ratchett.
Conte Rudolf Andrenyi.
Cyrus B. "Dick" Hardman.
Dottor Constantine.
Antonio (Tony) Foscarelli.
Valente composizione a cura di Richard Rodney Bennett, che s'alterna al silenzio introspettivo.
Non saprei. Direi nulla.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta