Regia di Sidney Lumet vedi scheda film
"Assassinio sull'Orient Express" rappresenta insieme a "Poirot a Styles Court" e "L'assassinio di Roger Ackroyd" la crema della produzione letteraria della divina Agatha Christie, quanto meno se prendiamo in considerazione i romanzi che hanno come protagonista l'infallibile investigatore belga Hercule Poirot e per un fan della scrittrice come il Maso vederlo trasposto in immagini da un maestro come Sidney Lumet al servizio di un folto cast composto da interpreti d'eccezione perfettamente scritturati in ogni singolo ruolo è un piacere sconfinato, da assaporare ogni qual volta mi capita di poterlo rivedere nonostante conosca ormai le battute a memoria e sappia benissimo la singolare soluzione dell'indagine il che è emblematico per un giallo che solitamente ha il merito di stuzzicare la curiosità dello spettatore alla prima visione ma obbligatoriamente perdere di attrattiva proprio perché non c'è più l'esigenza di sapere l'autore del misfatto ormai rivelato, nel caso in questione invece ha sempre un fascino magnetico su di me vedere la sapienza con cui sono stati ricostruiti i minimi dettagli del periodo storico in cui la vicenda si svolge e poter vedere nello stesso film Finney, Connery, Balsam, la Redgrave, Wendy Hiller, Rachel Roberts e Ingrid Bergman, Lauren Bacall e Anthony Perkins, Michael York e Jaqueline Bisset, in pratica una intera generazione di attori quasi tutti britannici in perfetta convivenza ed unità d'intenti per rendere omaggio alla più grande giallista mai esistita che non a caso giudicò positivamente con commenti entusiasti l'adattamento cinematografico di uno dei suoi capolavori più acclamati e tale apprezzamento si rivelò essere un episodio del tutto singolare visto che la Christie non amava affatto le precedenti trasposizioni dei suoi romanzi, nessuna esclusa e non ebbe modo di vederne altre visto che morì non più tardi di una quindicina di mesi dopo la proiezione in pubblico di "Assassinio sull'Orient Express" il cui presupposto non è noto a molti: pare infatti che il caso Daisy Armstrong sia stato ispirato alla scrittrice dal fatto di cronaca realmente accaduto nel 1932 del rapimento del piccolo Lindbergh figlio del noto aviatore che fu rapito e assassinato.
I più tendono a liquidare il lavoro di Lumet dietro la m.d.p. come convenzionale e poco fantasioso ma solo la scelta di riproporre le risposte dei sospettati durante la spiegazione di Poirot con delle immagini alternative dei loro primi piani ripresi con lenti anamorfiche e con le voci filtrate con un po’ di eco proprio per creare un senso di straniamento ed inquietudine negli spettatori basterebbe per smentirli, non hanno poi tenuto in considerazione di quanto complicato sia effettuare delle riprese all’interno degli spazi limitatissimi nei corridoi e nelle carrozze di un treno come l’Orient Express che fra le altre cose era ormai da tempo escluso dai percorsi ferroviari internazionali tanto è vero che quello utilizzato nel film aveva un’autonomia di movimento limitatissima per cui la produzione fu costretta ad ottimizzare i brevi tratti concessi per le riprese, Lumet ha compiuto un vero miracolo nel riprendere con così tanta grazia gli interni del treno soprattutto nella fondamentale spiegazione finale di Poirot nel vagone salotto nel quale non c’era assolutamente spazio per posizionare più di una telecamera e riprendere la stessa scena da più angolazioni, il filmare quella scena richiese quindi un impegno supplementare da parte di tutta la sua troupe ed ovviamente dell’intero cast primo fra tutti Finney che dovette imparare a menadito il suo discorso composto da ben otto pagine di copione ma questo è solo uno degli sforzi sovrumani a cui dovette sottostare visto che durante le riprese era anche impegnato in una rappresentazione teatrale e per farsi applicare l’invecchiante trucco veniva prelevato nel suo appartamento ancora addormentato e durante il tragitto verso i luoghi delle riprese i truccatori cominciavano a lavorare mentre non si era ancora svegliato, fu proprio la scomodità di dover recitare sotto questo pesante make up a fargli declinare la richiesta di riprendere il ruolo di Poirot nel successivo adattamento del romanzo intitolato “Poirot sul Nilo”: effettuare le riprese in Egitto ad una temperatura di 40° giornalieri lo scoraggiò da subito; gli altri interpreti sono stati selezionati scrupolosamente e come detto in precedenza sono tutti egualmente strepitosi e capaci di fare emergere gli aspetti connotativi dei propri caratteri, Richard Widmark accettò l’ingrato ruolo di Ratchett proprio per avere l’onore di lavorare con un cast di così elevato calibro, se dovessi spendere quattro parole su chi fra tutti mi ha impressionato maggiormente direi Perkins per aver conferito al suo carattere quello squilibrio necessario attraverso le smorfie ed i tremolii dei lineamenti, Lauren Bacall glaciale ed istrionica che stempera la sua flemma solo ad indagine conclusa, Connery rude autoritario e corpulento come richiesto dal suo ruolo di militare integerrimo e la Bergman commovente nel dipingere questa missionaria un po’ ritardata e traumatizzata attraverso i suoi occhi sgranati così espressivi.
L’ottima sceneggiatura di Paul Dhen ha una caratteristica interessante che si discosta un po’ dalle trame classiche della Christie: molto spesso è difficile individuare il colpevole fin quando l’investigatore di turno non rivela il suo nome mentre questa volta c’è la possibilità per i più perspicaci di scoprire il mistero seguendo attentamente i passi di Poirot prima che sia lui stesso a sbrogliare definitivamente la matassa.
La mia scena preferita è quella in cui Poirot utilizza due cappelliere per scoprire la traccia rimasta in una lettera bruciata.
“Assassinio sull’Orient Express” è un classico della letteratura gialla ed il suo adattamento è un classico della filmografia gialla da conservare e tramandare.
Poirot in vacanza sul Bosforo si imbarca sul mitico Orient Express per rientrare in Europa, durante il viaggio viene assassinato un misterioso uomo d'affari che in realtà viaggia sotto mentite spoglie, su richiesta del vecchio amico Bianchi che è un pezzo grosso della compagnia ferroviaria Poirot intraprende una indagine che porterà a galla un fattaccio di molti anni prima e che avrà una soluzione investigativa sorprendente.
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Grazie per l'apprezzamento Stefano, io come ben sai non leggo molto ma i romanzi con Poirot fanno un eccezzione visto che ne ho letti una ventina e poco più, come ho detto questo film lo rivedo sempre volentieri perchè per realizzarlo hanno collaborato dei mostri sacri e il risultato è eccellente, come Poirot preferisco Ustinov ma forse il più somigliante è David Suchet però i suoi film che sono produzioni televisive non raggiungono la finezza produttiva di quelli realizzati durante gli anni settanta: si vede che manca un pezzo grosso dietro la telecamera mi piace anche Poirot e il caso Amanda che è tratto da un altro dei romanzi che ho letto The alphabet murder molto bello ma il Poirot di Tony Randall è troppo fuori schema anche se piacevole, simpatici i film con la Rutherford che è una forza della natura. Perkins in questo film è uno dei migliori nel dare vita a questo ragazzo un pò complessato con mille tic davvero molto bravo.Ciao alla prossima.
Ciao Andrea, bella recensione. Lo vidi molti anni fa e non lo ricordo più bene, ma come detto da Steno qui sopra fai tornare la voglia di rivederlo. ;-) Una curiosità: mi pare d'aver letto che Raymond Chandler fu molto critico dopo aver letto il libro della Christie e disse che un finale simile era a dir poco incredibile (ma mi pare ci andò giù ancor più pesante ;-) e che non si poteva prendere in giro così i lettori. Effettivamente il finale (che ovviamente non rivelerò e che è appunto l'unica cosa che io ricordi), che sia credibile o meno, resta impresso nel lettore/spettatore, vista la "particolarità" del suo assassino. Finale in parte citato anche dal regista coreano Park Chan-wook nel suo bel film di qualche anno fa Lady Vendetta. Personalmente tra le tantissime trasposizioni cinematografiche dedicate alle opere di Agatha Christie mi sarebbe sempre piaciuto vedere un bel film con un gran cast ispirato a Dieci Piccoli Indiani, ma che fosse finalmente fedele al romanzo e ne mantenesse il cattivo finale. Invece mi sa che praticamente tutte le versioni filmiche (almeno quelle da me viste e furono diverse) mantengono quello dell'opera teatrale che ha un lieto fine che più posticcio non si può! Quella che mi piacque di più (nonostante il finale) fu quella diretta da Renè Clair, ma datemi retta che è molto meglio rileggersi il romanzo. Tu l'hai letto? Non c'è Poirot ma merita davvero nel suo genere... Ciao!
Sottoscrivo il commento di Roger Thornill: anch'io ho letto Dieci piccoli indiani e penso che sia uno straordinario romanzo, fra i più belli della Christie, ma i film che sono stati tratti non gli rendono giustizia, io personalmente ho visto solo la versione del 1965 che sicuramente non è all'altezza del film di Renè Clair... il lieto fine finisce per snaturare il gioiello gotico della Christie
Io invece non ho visto proprio quello di Clair mentre ho visto sia quello con Shirley Eaton che è la famosa donna verniciata d'oro su Goldfinger e quello di Peter Collison che ha un cast formidabile composto da Oliver Reed, Elke Sommer, Gerd Frobe per dirne alcuni, è molto inquietante e lo giudico bene mentre l'altro lo vidi molto tempo fa e ne ho un vago ricordo ma è un pò freddino in quanto a suspance, si intitolano 10 piccoli indiani il primo e ....E poi non ne rimase nessuno il secondo, ciao boys sempre in gamba.
Ahhhh dimenticavo Chandler vada a raccogliere i bossoli esplosi XD
La tua recensione è approfondita e interessante ma non riesce a farmi apprezzare il film. Premetto che non sono un estimatore di Agatha Christie e i suoi gialli non mi piacciono, trovando Hercule Poirot uno che porta sfoga visto che ovunque vada si succedono svariati assassinii per non parlare della "vecchiaccia" anche essa portatrice di sventure. Faccio notare che in un eventuale processo tutta la "combriccola" sarebbe stata assolta perchè omettere o mentire alcuni episodi non implicano necessariamente di essere degli assassini. Inoltre un investigatore privato non è assolutamente autorizzato a dare in escandescenza per avere una risposta da un testimone il quale può rifiutarsi di parlare perfino davanti un Magistrato. Sidney Lumet ha ha ben diretto e confezionato il film ma è il "giallo" a mio parere che è inverosimile.
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