Regia di Eric Rohmer vedi scheda film
ERIC ROHMER – COMEDIES ET PROVERBES NR. 2: “Quale mente non divaga? Chi non fa castelli in aria”
Sabine è da tempo una sognatrice, che tuttavia dispone anche di un carattere intemperante che la rende orgogliosa e fiera quando l’occasione si presenta. E la stessa si presenta presto quando una telefonata giunta nel momento sbagliato mette in subbuglio l’equilibrio che la donna era riuscita a creare nella sua storia d’amore con un pittore divorziato.
Lasciato bruscamente l’uomo, la ragazza torna a casa sua a Le Mans, e continua senza troppa convinzione a lavorare presso un negozio di antiquariato, professandosi allergica al commercio e alla sterilità che da esso ne deriva.
Tramite la sua migliore amica ed artista Clarisse, che Sabine invidia per la creatività insita nel suo mestiere, la ragazza conosce, al matrimonio del fratello di costei, un avvocato rampante di gradevole aspetto e buone maniere, e si convince che è ora di pensare al matrimonio come suo principale obiettivo di vita. L’uomo da sposare a questo punto è il cordiale avvocato, tanto abile nel suo lavoro quanto apparentemente impacciato a destreggiarsi in campo amoroso…o almeno così appare.
La verità è che l’uomo, che non disdegna affatto la ragazza, non ha intenzione alcuna di accasarsi e mette in cima ad ogni priorità la propria carriera e la propria ambizione lavorativa.
Una delusione cocente per Sabine, trovatasi a costruire castelli in aria, e trovandosi in mano solo un pugno di sabbia che sfugge alla presa.
Ma la vita, e Rohmer lo sa bene, è piena di sorprese e di piacevoli imprevisti che aiutano a far tornare la voglia di vivere e ad assaporare l’emozione che deriva anche da un solo sguardo ricevuto da una occhiata furtiva di una attraente ragazzo sul treno.
Béatrice Romand (una delle muse affezionate di Rohmer, così come Arielle Dombasle, magnifica valchiria anche qui) interpreta la cocciuta ed ostinata Sabine, l’orgogliosa venticinquenne che decide di sposarsi indipendentemente dall’aver anche solo individuato l’uomo destinatario dei suoi sogni “familiari”.
La commedia ha un bel piglio energico, in linea con la sua dinamica protagonista, e Rohmer riesce a rappresentare, nuovamente con una naturalezza disarmante, ma non di meno un preciso rigore cinematografico che esclude ogni accostamento con certe narrazioni di stile documentaristico, le vicissitudini quotidiane ed i capricci amorosi di personalità femminili forti e determinate, risolute a non scendere a patti con accomodamenti di facciata, e per questo disposte a rischiare di rimaner vittima di cocenti delusioni.
Ancora una volta la saggezza popolare insegna ed aiuta a rimettersi sulla retta via per continuare a vivere senza necessariamente sempre dover subire, per riuscire a scegliere senza dover far parte sempre e necessariamente della vetrina entro la quale sperare di essere scelti.
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