IL CINEMA AI TEMPI DELLA QUARANTENA
"Non ti credere che sia l'ultimo sasso che tiro"
Jimmy è un operaio che non si tira indietro, abituato allo sforzo fisico e al sacrificio, ma per sua natura ribelle, avvezzo a ergersi in cima alle barricate quando è arrivato il momento di protestare, sfoderando quel suo carattere grintoso e combattivo, lo stesso che lo tìrende per nulla indifferente al richiamo dei sensi, nonché completamente succube delle attrazioni femminili.
Il ragazzo frequenta di nascosto la moglie trascurata e più matura di lui, di un collega zelante quanto distratto nei suoi doveri di marito, ma non si nega nemmeno a frequentare una bellissima ragazza che ha l'ardire di incontrare ed irretire con i suoi modi dinoccolati e la sua parlantina.
Quando la moglie del collega si scopre incinta, Jimmy cerca di aiutarla ad abortire, ma tutto va a rotoli, finendo per essere smascherato. Solo la sua esuberanza gli permetterà in qualche modo di salvare la situazione, e di mettere almeno in parte la testa a posto cercando di sistemarsi definitivamente, sposando la bella fidanzata.
Tratto dall'omonimo romanzo di Alan Sillitoe, autore altresì dell'adattamento narrativo per lo schermo, prodotto da Tony Richardson, caposaldo come l'autore del movimento del "free cinema", "Sabato sera, domenica mattina" costituisce il folgorante esordio nel lungometraggio a soggetto del regista cecoslovacco naturalizzato britannico Karel Reisz.
Una storia di ceti poveri e di ribellione, dove le "pietre piovono solo su chi è già oberato di problematiche e disgrazie, e non pago ha l'ardire di andare a cercarsi ulteriori guai.
Nel ruolo di Jimmy, il quasi esordiente Albert Finney, che quello stesso anno esordì proprio con Tony Richardson ne Gli sfasati, è straordinario rendere l'impulsività ma anche l'umanità di un personaggio ribelle che tuttavia dimostra in più occasioni di possedere un cuore e una voglia di riscatto che ce lo restituiscono come individuo pieno di contraddizioni, ma irresistibile.
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