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Alcarràs - L’ultimo raccolto

Regia di Carla Simón vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alcarràs - L’ultimo raccolto

di laulilla
6 stelle

Inatteso e, secondo alcuni, non troppo meritato Orso d’oro di quest’anno, questo film è ora nelle nostre sale ed è – a quanto sembra – oggetto di controversi giudizi, e talvolta anche di incerte interpretazioni. Personalmente lo ritengo un film imperfetto, ma non mi unisco ai denigratori.


È il secondo film di Carla Simón, regista catalana molto apprezzata nel 2017, all’uscita del primo lungometraggio Estate 1993 (che non conosco e che probabilmente ha avuto vita breve sui nostri schermi) per la delicata poesia del suo racconto.

Mi pare che anche Alcarràs, opera ambiziosa e complessa, contenga importanti squarci poetici, soprattutto nella rappresentazione del mondo infantile, i piccoli dell’ultima generazione della famiglia Solé, di cui vengono raccontate, non diacronicamente, le vicende.

I Solé sono, al momento del film, in una condizione di grave crisi perché stanno per essere sfrattati dalla casa che il nonno-patriarca aveva ottenuto in usufrutto – senza contratti scritti e sottoscritti – dall’antico padrone, quando lo aveva protetto dai franchisti al tempo della Resistenza catalana, ultimo tragico atto della guerra civile spagnola.                  

Allora, una riconoscente stretta di mano, come usava fra uomini onesti, aveva garantito al nonno, per sempre (?) casa e terreni, nonché quel frutteto nel quale l’abbondante raccolto delle pesche avrebbe assicurato un buon futuro a lui e ai suoi figli.

Il futuro, ahimé, per chi non fa l’indovino di professione, presenta per tutti, compresa la famiglia Solé, più di una sorpresa: l’imprevisto presente costringe, infatti, i figli del vecchio a scegliere fra lo sfratto sicuro (carta-penna-calamaio, qualche volta, sono una garanzia) e la possibilità di rimanere nella casa, rinunciando alla terra ma impegnandosi nella manutenzione dei pannelli solari che dei vecchi frutteti – del resto sempre meno redditizi – prenderanno il posto.


Il verde paradiso dei bambini, quello dell’ultima generazione dei Solé sarebbe stato presto spianato per far posto al businnes verde, ai guadagni sicuri che derivano dalla crescente richiesta di energia “pulita”…                                              

Le cose migliori del film sono proprio qui, nell’infanzia del tutto estranea alla rabbia degli adulti, lontana dal senso di ingiustizia che li avvelena, suscitando le reazioni più diverse, poiché al problema della proprietà – irrisolvibile – si sommano le difficoltà in cui versa il lavoro agricolo, molto faticoso e ora sottoposto anche ai ricatti della Grande Distribuzione Organizzata, che costringe i Solé e gli altri agricoltori catalani a rinunciare progressivamente agli aiuti dei lavoratori stranieri e a dedicare ogni energia alla coltura forzata delle piante e al raccolto dei frutti, nell'intento di spuntare, al momento della vendita dei frutti, un prezzo che consenta di vivere.

Una crisi gravissima dunque, attraversa la famiglia Solé, che, avrebbe tentato - insieme agli sfortunati colleghi dell’intera Catalogna, coordinati dal Sindacato - di ribellarsi a una situazione vieppiù insostenibile.

 

 

 

 

 

Non voglio anticipare troppo degli sviluppi del film, che segue, con un montaggio molto spezzato, il frammentarsi dei legami familiari, il loro disperdersi, attraverso brevi sequenze narrative, che non sempre rendono il lavoro della regista, pur pregevole e attento, gradevole da seguire.                                                                                                                        

 

Rimane l’impressione di un’analisi abbastanza precisa (per fortuna, non documentaristica) delle ragioni della crisi e delle diverse reazioni ad essa, nonché il pianto, che è nelle cose ed è reso dalla bellissima fotografia di Daniela Cajías, per il passato di solidarietà che è ormai un ricordo lontano.

Rimangono, soprattutto, i meravigliosi attori bambini, persi in un mondo magico, che la regista segue con tenera partecipazione e che ci lasciano una positiva impressione del film, insolito e forse politicamente non troppo corretto. Ma questo non sempre è un difetto...

 

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