Regia di Beppe Fiorello vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: STRANIZZA D’AMURI
E bravo Giuseppe Fiorello che per il suo esordio alla regia ha fatto un film coi fiocchi.
Una storia che si avverte molto sentita dal regista, una storia che aveva urgenza di essere raccontata. Il famoso Delitto di Giarre diventa addirittura un’opera prima da due ore e 20 che nonostante tutto non taglieresti neanche di un minuto.
Giuseppe Fiorello sa cosa e come raccontare, sa cosa e come rappresentare la sua Sicilia e soprattutto sa quale facce vuole e come farci rapire dai loro sguardi sul grande schermo.
Nonostante la diffidenza iniziale, visto il background del regista, Stranizza D’Amuri è cinema allo stato puro. Poetico e sofferto allo stesso tempo come una canzone di Franco Battiato.
Beppe Fiorello prende in prestito le vite e i destini di Giorgio Giammona e Antonio Galatola e le riscrive attraverso la storia d’amore di Gianni e Nino.
La Giarre del 1980 diventa un ipotetico paesino dell’entroterra siciliano in preda al delirio dei mondiali di calcio di Spagna ’82.
Stranizza d’Amuri si apre con il racconto di due vite parallele che saranno destinate comunque a incontrarsi.
Gianni è già vittima delle malelingue di paese che lo hanno costretto ad un periodo di riformatorio per la sua inclinazione all’omosessualità e che tutti i giorni si trova al centro di un bullismo gratuito e umiliante dai presunti “Masculi da Bar”. Sotto la finestra di casa sua hanno scritto “Puppo con u bollu” ossia Omosessuale con il bollo, certificato, patentato.
Lavora nell’officina del patrigno per necessità ma sogna una sua vita fuori dagli schemi.
E un giorno, cercando di scappare dalle solite angherie dei prepotenti con il motorino che doveva consegnare a un cliente, Gianni si scontra e incontra per la prima volta Nino.
Nasce un’amicizia che parallelamente è anche una via di fuga dal male. Gianni prima va a lavorare alla cava dello zio di Nino e causa malattia del padre diventa piano piano aiutante di Nino nello sparare fuochi d’artificio nelle feste di piazza.
Beppe Fiorello tratta con molto rispetto gli eventi tragici che stanno alla base del suo film.
In Stranizza D’Amuri i due ragazzi sono entrambi 16enni e vivono quello che sentono come fosse un primo amore estivo sullo sfondo delle gesta di Paolo Rossi, Bruno Conti e Marco Tardelli.
L’omosessualità non viene mai calcata o enfatizzata, il loro è un amore come qualsiasi altro alla loro età fatto di sguardi, battiti di cuore e baci rubati. L’abilità del regista è stata quella di avere scelto i volti bellissimi e innocenti di Samuele Segreto (che usa il suo corpo come capro espiatorio dell’odio altrui) e Gabriele Pizzurro.
Anche il loro carnefice, nella realtà il nipote tredicenne di Nino, è rappresentato come un bambino che osserva da lontano tutti gli eventi della sua famiglia ma che comincia a crescere molto presto uccidendo a colpi di fucile la sua prima lepre. Come un preludio di morte, il bambino chiede allo zio “Da oggi ritorniamo come prima?”. Ma quando si è innamorati difficilmente si può tornare indietro.
Nonostante una realtà fortemente machista, Beppe Fiorello affida alle donne il ruolo principale di svolta nel destino dei due ragazzi.
Bellissimo il confronto telefonico tra le due madri (le intense Simona Malato e Fabrizia Sacchi), una consapevole della natura del proprio figlio che cerca di avvertire e salvare l’altro ragazzo da un destino inevitabilmente tragico.
E intenso il ruolo dell’unica ragazza del paese che riesce a salvare il giovane e indifeso Gianni dalle botte degli zii di Nino. Botte senza senso, in mezzo alla strada mentre i bulli si nascondono dentro un bar.
Stranizza D’Amuri non è solamente la storia d’amore omosessuale di due ragazzi che vanno incontro al loro inevitabile destino ma è la storia della dignità di due ragazzi che girano fieri, abbracciati sul motorino mentre l’Italia diventa Campione del Mondo per la terza volta e un intero Paese festeggia quasi senza accorgersene di loro.
Stranizza D’Amuri è l’opera prima che non ti aspetti.
Voto 7,5
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