Regia di Aaron Sorkin vedi scheda film
Ora, dobbiamo essere sinceri. Molta gente si chiede come mai attori come Raoul Bova e Riccardo Scamarcio, per quanto vi abbiano provato, non si sono trasferiti, in pianta stabile, a Los Angeles. Perché, non per essere anti-patriottici, gli spagnoli Banderas & Bardem sono, sì, belli e affascinanti ma anche grandissimi attori. Non vi è partita.
Ebbene, questa sarà una recensione netta e secca, senza troppi fronzoli né inutili panegirici. Poiché, chiariamoci subito senz’infingimento alcuno, colui che ha scritto il pezzo che spero vogliate leggere con piacere, senza mezzi termini, definisce il film, nelle seguenti righe, da lui brevemente disaminato, ovvero A proposito dei Ricardo (Being the Ricardos), un’opera cinematografica davvero spiazzante, creativamente stimolante e, in una sola parola limpidissima, sensazionale. Anzi, aggiunge il sottoscritto, decisamente bellissima. Inequivocabilmente magistrale, a dispetto della Critica, soprattutto statunitense, la quale, forse trovatasi impreparata dinanzi a tale pellicola enormemente stratificata, complessa al massimo grado ed elegantemente sofisticata, s’è giustappunto dimostrata in gran parte superficiale e immatura, perlopiù incompetente e, nei giudizi contradditori espressi nei suoi riguardi, affrettata oltre ogni dire. Troncandosi fra chi l’ha giustamente lodata e apprezzata e chi invece, presso l’intellighenzia, ha conservato un atteggiamento freddo e distaccato. Nonostante ciò, il film ha ricevuto tre meritatissime candidature all’Oscar, andate però solamente ai suoi due interpreti principali, ovvero Javier Bardem e Nicole Kidman, rispettivamente candidati come migliori attori ai prossimi, imminenti Academy Awards, e al solito eccellente J. K. Simmons, quest’ultimo nominato come best supporting actor. Rimanendo al contempo escluso, abbastanza inspiegabilmente, per quanto concerne tutte le altre categorie, incluse ovviamente le nomination per Film e Regia.
Regia che è firmata egregiamente dal sempre più sorprendente e brillante Aarok Sorkin, premio Oscar, in veste di sceneggiatore del magnifico e oramai epocale The Social Network di David Fincher e writer peraltro di script arguti, taglienti e sagaci. Quali Nemico pubblico (non accreditato) di Tony Scott, Steve Jobs di Danny Boyle, Bulworth. Solo per citarne alcuni. Il quale, dopo il suo ottimo esordio dietro la macchina da presa, avvenuto con Molly’s Game, e l’altrettanto, successivo, riuscito Il processo ai Chicago 7, con questo strepitoso A proposito dei Ricardo dimostra non solo di essersi ancor più affinato nella messa in scena, bensì di saper superbamente giostrarsi fra meta-Cinema purissimo e rinomata delicatezza espressiva veramente ragguardevole.
Narrandoci, attraverso un eccezionale intreccio a base di flashback distillatici con tempi e garbatezza impari, con sensibilità acutissima, i sottili retroscena, dettagliatamente espostici con adorabile finezza, d’una dimenticata serie televisiva americana, Lucy ed io, all’epoca molto amata oltreoceano, miscelandola arditamente con la romanticissima e struggente love story dei suoi due, potremmo dire, paladini e beniamini, ovvero i veramente esistiti Lucille Ball (Kidman) e il cubano Desi Arnaz (Bardem).
Il tutto raccontatoci e filmato in due ore e un quarto che non annoiano mai, catapultandoci all’interno d’una rocambolesca, travagliata settimana cruciale del ‘52. Scandita puntigliosamente dalle vicende, professionali e private, che coinvolsero Lucille e Desi. Lei, accusata di essere comunista in piena era maccartista, lui finito al centro dei rotocalchi scandalosi in quanto, a sua volta, accusato di essere un impenitente donnaiolo che tradiva ripetutamente la moglie.
Girato a colori sfavillanti e sgargianti ma con molti spezzoni in meraviglioso B/N per la fotografia del fincheriano, per l’appunto, Jeff Cronenweth (Fight Club, Gone Girl - L’amore bugiardo), a Proposito dei Ricardo è un emozionante, sebbene a tratti cervellotico (ma non c’è niente di male in questo), viaggio vertiginoso nel dietro le quinte della cinica Hollywood degli anni cinquanta e soprattutto un behind the scenes geniale e toccante d’un grande, magico amore purtroppo dissoltosi per la crepuscolare fatalità d’un destino amaro e a causa dell’inevitabile durezza della realtà umanamente peccabile di debolezza bastarda.
Che classe, caro Sorkin, chapeau.
La Kidman torna a livelli altissimi e non le è da meno un gigantesco Bardem dalla presenza scenica impressionante.
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