Regia di Dario Argento vedi scheda film
Discreto giallo psicologico. Non il migliore del maestro Dario Argento
Siamo a Torino nel 1983, il piccolo Giacomo ha assistito impotente all’omicidio della madre, rimanendo imprigionato in una sorta di trappola senza uscita, senza riuscire a vederlo in faccia. Il commissario Moretti, incaricato all’epoca delle indagini, pare fosse riuscito a neutralizzare il colpevole, un nano di nome Vincenzo, scrittore di libri gialli, che sembrerebbe essersi suicidato tuttavia, il corpo però non è mai stato identificato. 17 anni dopo due prostitute vengono brutalmente uccise per avere erroneamente raccolto la busta d'un cliente, che contiene foto e articoli degli omicidi di cui sopra, dunque la città torna ad essere minacciata da un misterioso assassino,i cui delitti sembrano ricalcare per le modalità di esecuzione, proprio quelli di Vincenzo, il nano. Il commissario Manni, nuovo incaricato, viene aiutato dall’ anziano Moretti, ormai in pensione alias Max Von Sydow, con evidenti problemi di memoria, figura interessante di vecchio e saggio poliziotto all'antica, che rispolvera ricordi e ossessioni di un passato che riteneva archiviato. Da Roma torna anche Giacomo, figlio di una delle vittime, chiamato dall’amico d'infanzia Lorenzo ,che dopo qualche esitazione, comincia a partecipare alle indagini, incontra anche una vecchia fiamma Gloria, con la quale riesplode la passione. L’ex commissario Moretti, nelle lunghe notti insonni, segue il filo dei ricordi che affiorano lentamente, cercando di risolvere i misteri che emergono a poco a poco dal passato, ritornando con la memoria, sui luoghi di quel periodo, interrogando persone che avevano avuto contatti con Vincenzo, Moretti si avvicina alla soluzione, intuendo che le azioni dell'assassino sono legate allo scandire di una filastrocca. Confida i suoi sospetti alla segreteria telefonica di Giacomo, ma durante la notte, dopo aver ricevuto in casa una visita dell'omicida,in quanto sofferente di cuore, è colpito da infarto e muore. Giacomo segue le piste indicate e qui ci fermiamo ovviamente trattandosi di un giallo. I meccanismi cinematografici, che vengono adoperati per incutere paura non sono facili da ingranare, ma Dario Argento maestro indiscusso del genere sicuramente li conosce a fondo e li gestisce con grande professionalità, il suo marchio di fabbrica è il tema della serialità di un omicida, perché è un tema che reclama per sua stessa natura, indagine psicologica minuziosa, L'azione di un assassino seriale è fatta di mosse, che solo apparentemente sono casuali, ma che invece seguono una sistematica metodicità, una perversa logica e una relativa prevedibilità, svelata solo al momento in cui la patologia psichica dell’omicida diventa riconoscibile, quando indizi ed errori si sostanziano in modo palese. E' per questo motivo che i suoi film sono un crescendo di tensione e di suspense, le psicologie “malate” dei suoi personaggi sono le forze trainanti della vicenda, in quanto l'unico modo di scoprire l'identità di un killer seriale è indagarne la psiche, per stanarne i deliranti ragionamenti. Si scoprono le carte di un giallo quando si ha uno sguardo su ciò che prima era artatamente dissimulato, ciò che prima di essere visto, deve essere scoperto tramite una raccolta di segnali disseminati lungo tutta la vicenda. Questo film prova a seguire questo collaudato e vincente schema, tuttavia è inibito da una serie di vizi di fondo. La recitazione di quasi tutti gli attori,è approssimativa, eccezion fatta per il mostro sacro Max von sydow,il cui talento è indiscutibile, poi la colonna sonora dei Goblin, stavolta è invadente e inappropriata poi, la location al contrario di quanto succedeva in Profondo rosso,dove era la stessa,ma suggestiva, stavolta è ripresa in modo piuttosto anonimo ed incolore, per finire la sceneggiatura è confusa ed evanescente. Naturalmente non resteranno delusi gli amanti dello splatter, ci sono sequenze abbastanza forti e sanguinolente. Non è uno dei migliori film di Argento ma è comunque passabile
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