Regia di Dario Argento vedi scheda film
Su Nonhosonno c'è poco da dire di diverso dai film di Dario Argento degli ultimi anni, quanto meno da Opera in avanti. Nessuno può negare al regista lo status di Maestro dell'horror, guadagnato sul campo, ma nei film degli ultimi decenni continua a ripetersi e ad auto citarsi, senza mai riuscire a raggiungere i livelli dei suoi lavori degli anni Settanta.
Nonhosonno rimastica malamente i temi e le situazioni di Profondo rosso, ma la riuscita è assai lontana da quella del modello. Non basta riesumare un bravo attore come Gabriele Lavia o affidarsi a un volto carismatico come quello di Max von Sydow, oppure appoggiare i delitti del mostro a simbologie zoologiche (rifacendosi ai propri film più fortunati: L'uccello dalle piume di cristallo, Quattro mosche di velluto grigio, Il gatto a nove code...), se poi il copione è tanto scontato, i dialoghi poco originali e la recitazione (soprattutto dei giovani protagonisti) quasi catatonica.
Argento è stato un geniale innovatore: i suoi primi film - a mio parere almeno L'uccello dalle piume di cristallo, Profondo rosso e Suspiria - sono degni dell'antologia del cinema, ma è ormai un regista che non si è saputo rinnovare e non ha più, da tempo, molto da dire.
Tra gli interpreti, si segnala Chiara Caselli, non tanto per bravura ma perché stavolta impiega più del solito a liberarsi dell'ingombro dei vestiti.
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