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Non ho sonno

Regia di Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Non ho sonno

di alan smithee
6 stelle
Nell'amata Torino dei giorni nostri, Dario Argento ambienta completamente quello che probabilmente risulta essere il più riuscito lavoro del maestro italiano del thriller nell'ultimo trentennio.
Non che la circostanza, tuttavia, lo renda esente da incertezze, passi falsi, e incongruenze, specie di scrittura, da sempre il punto più debole della cinematografia del noto cineasta romano.
Con la complicità del fidato Franco Ferrini, e con la collaborazione straordinaria  di Carlo Lucarelli, Argento racconta di come l'uccisione brutale di due prostitute, inseguite da un bruto e massacrate dopo un concitato (e tecnicamente assai riuscito) incipit ambientato soprattutto su un treno notturno in corsa, faccia riaprire il caso del cosiddetto "nano assassino", chiuso da oltre un quindicennio e divenuto a suo tempo il cruccio del poliziotto ora in pensione Ulisse Moretti.
L'attenzione ritorna su Giacomo, bimbo ora cresciuto che ebbe la sventura di assistere all'omicidio della madre, si ritrova a collaborare con l'anziano ex poliziotto, ora impegnato a tempo perso a dare una mano alle indagini ufficiali della polizia.
La verità, come è tradizione, sarà depistata fino alla fine, ove il colpevole salterà fuori un po' come dall'uovo, rendendo possibile la sua eventuale individuazione, solo con una sapiente opera di depennamento a seguito delle varie morti violente che contraddistinguono il tortuoso avvio della vicenda. 
Alcuni personaggi soffrono di scarso spessore e veridicità, soffocati da dialoghi a volte vicini alla soglia dell'imbarazzo, ma la tecnica registica di Argento, e l'ambientazione suggestiva e tipica che accompagna e contraddistingue la vicenda, riescono a rendere il teso thriller un film imperfetto ma forte di un certo appeal.
Il cast, capitanato da un ispirato Max Von Sydow, si fa forte di nomi noti e apprezzati (Dionisi, la Caselli che ci scampa dalla consueta Asia, Zibetti re della perversione già da molto tempo prima, persino Lavia e la Falk, che si muovono non riuscendo a tradire un certo imbarazzo comprensibile), ma appare in realtà piuttosto sottotono. Anche lo sviluppo della vicenda, sino al suo svelamento definitivo, nasconde molte incertezze e meccaniche tutto fuor che plausibili. Ma se il giallo rimane, da una parte, distante segnatamente dal miglior Argento anni '70 e '80, dall'altra si rivela tuttavia uno degli esempi più accettabili della deludente, contraddittoria ed opaca seconda avventura cinematografica del regista.
 
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