Regia di Ben Younger vedi scheda film
Boiler Room”, ovvero come resistere nella giungla della New Economy e vivere felici. Il giovane Seth ha un talento naturale per i soldi e gestisce una bisca clandestina con i compagni di college. Decide di fare il grande salto e si fa assumere da una società di brokeraggio pesantemente truffaldina. Rivendono azioni inesistenti sfruttando la buona fede dei piccoli risparmiatori. Alla fine Seth scopre tutto, ma l’Fbi lo teneva d’occhio già da un po’. Gli yuppie del 2000 sono più disorientati dei colleghi di un tempo. Venerano il Gekko di “Wall Street” (quello di Oliver Stone) ma non hanno la sua ferocia. La Generazione Y va all’arrembaggio del Capitale fingendo (con se stessa) di non doversi sporcare la coscienza. L’atto d’accusa di Ben Younger (classe 1973) è preciso e radicale, un po’ meno la sua sceneggiatura, che nella seconda parte diventa prevedibile e retorica. La storiella del padre-giudice di Seth, con i buoni sentimenti da famigliola americana, toglie mordente a una vicenda che meritava più cattiveria. Ottima invece l’idea di paragonare la “recitazione” del broker al Metodo Stanislavskij d’immedesimazione “nella maschera”.
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