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Pianeta rosso

Regia di Antony Hoffman vedi scheda film

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Enrique

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La recensione su Pianeta rosso

di Enrique
4 stelle

A volte io stesso mi chiedo da cosa sia giustificato tutto il mio interesse per la cosmo-sci.fi, con particolare riguardo all’esplorazione interplanetaria, alla ricerca di altra vita oltre quella terrestre ed anzitutto alla fuga da una realtà ai ferri corti che non lascia molta speranza.

Interrogativo che film come questo rendono ancora più pressante.

In fondo anch’esso  non si esime dal provare a trattare tutte le scottanti questioni che il sottogenere di cui sopra impone costantemente all’attenzione: lo scontro primitivo, votato all’istinto di sopravvivenza, fra uomo e macchina, quello intestino al genere umano stesso, nonché, last but not least, fra scienza e fede; ma anche il mistero della vita, che sa rivelarsi e riscattarsi contro ogni previsione.

scena

Pianeta rosso (2000): scena

Chiaramente la risposta (per cui conta, certo, il contenuto, ma non meno il “come” esso venga trattato e veicolato) so darmela io stesso per primo.

Per cui non ho difficoltà a realizzare perché non mi abbia convinto affatto questo film.

Maltratta ognuno dei temi che vuole prendere in considerazione, tanto da farne poveri clichè narrativi. Le relazioni interpersonali – con annessa psicologia - vengono tessute con elevato tasso di banalità; il confronto fra l’uomo e la macchina non è mai conflitto fra intelligenze, ma frutto di pretestuoso artificio; le riflessioni sul ruolo della speranza in qualcosa che non sia prosaicamente razionale sono pensierini da prima elementare; e l’intesa fra i 2 protagonisti del film vive di una sensualità così eterea da non lasciare il segno.

 

E questo soltanto a tacere di tutte le svariate bravate pensate per tenere in vita (ma anche no) i personaggi del film, praticamente dall’inizio alla fine (ben sintetizzate da Dom Cobb).

Il tutto confezionato con una tecnica certamente decorosa, ma che risente assai della mediocrità della sceneggiatura, sì da risultare fredda e ostile; latita il pathos e con esso l’interesse per gli sviluppi della vicenda e l’impressione di aver perduto 2 ore di tempo si fa progressivamente certezza.

 

Ecco il fascino per quel filone cinematografico che pone l’uomo di fronte ai più grandi mistero dell’universo incredibilmente rimane. Ma unito al disincanto che possa davvero attendermi uno spettacolo decoroso ad ogni tentativo che l’industria cinematografica intraprenda in tal senso.

Anche se tanto già so (avendo The Martian come punto di riferimento) che ci ricascherò, alla prossima occasione.

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