Regia di Paolo Bianchini vedi scheda film
Uno scienziato sparisce nel nulla; un giornalista ne segue le tracce, insieme alla figlia dello scomparso, fino al deserto africano. Qui i due vengono rapiti dal folle Devilman, che ha tra le sue grinfie anche lo scienziato, costretto a lavorare sul trapianto di cervello umano.
Un po’ spy movie e un po’ horror, Devilman story è un prodottino di grana grossa destinato al più spensierato intrattenimento per il vasto pubblico, firmato da un regista alla sua opera seconda: Paolo Bianchini, che pure si firma con lo pseudonimo Paul Maxwell. Tutto il cast, del resto, è costellato di nomi d’arte debitamente virati all’anglofonia: Alan Collins è Luciano Pigozzi, Liz Barrett è Luisa Baratto, Lawrence Marchal è Valentino Macchi, Ken Wood è Giovanni Cianfriglia; il vero americano Guy Madison e la spagnola (dal nome però sufficientemente esotico) Diana Lorys, invece, vengono accreditati senza sotterfugi linguistici. In ogni caso si tratta di una produzione interamente italiana – e a budget bassissimo – che per darsi un ulteriore tono ambienta l’azione in un Nordafrica piuttosto raffazzonato, anche se non si può escludere che qualche scena sia stata girata effettivamente lì, sfruttando effetti speciali poco più che dilettanteschi (macchinari strampalati pseudofuturistici, modellini inquadrati in primo piano e simili escamotage a basso costo); nella sequenza iniziale ambientata in Italia, del resto, i riferimenti cartolineschi abbondano: una lunga scena è interamente composta da campo/controcampo che ostentano Colosseo, Castel Sant’Angelo e cupolone di San Pietro. Tutto molto approssimativo, a partire dalla trama; la sceneggiatura è di Maxwell/Bianchini e di Max Caret. Quanto al popolare manga Devilman, che sarà poi trasmesso anche alla tv italiana negli anni Ottanta, non ha nulla a che fare con questo film, che lo anticipa di qualche anno: il manga uscirà soltanto nel 1972. 2,5/10.
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