Trama
Pietro vive in un vecchio appartamento di un altrettanto vecchio palazzo. La sua stanca e solitaria routine viene rotta da un'ordinanza di sfratto. Per non andarsene, mette in atto una strategia segreta: costruisce un muro in fondo al lungo corridoio dell’appartamento, un vero e proprio nascondiglio verticale dietro cui sparire. Il timore di venire scoperto diventa un'ossessione e ogni cosa lo fa sentire minacciato. Poi, un giorno, "il nemico" arriva davvero: è una madre disperata che vuole garantire un tetto alla figlia. Come reagirà Pietro? Che forma prenderà la sua guerra?
Curiosità
CONVERSAZIONE CON IL REGISTA
Mettiamo subito a fuoco l’essenza del tuo film: cos’è L’angelo dei muri? Una favola nera? Un thriller dell’anima?
Entrambe le definizioni sono corrette e, al tempo stesso un po’ fuorvianti. Io, personalmente, vedo L’angelo dei muri come una storia drammatica. Un dramma psicologico dove trovano spazio elementi magici.
Qual è stata la prima scintilla?
Per tutti gli altri miei lavori ce n’è sempre stata una, anche piccola, anche vaga, ma questa volta no: il punto d’innesco è derivato da un processo più lungo. Da una sensazione che mi porto dietro fin da quando ero bambino. Passavo molto tempo nella casa dei nonni, le case di una volta con le stanze grandi e i soffitti alti, e a volte immaginavo di trovare un angolo in cui nascondermi. Un posto segreto e, appunto, magico, in grado di proteggermi dai fantasmi nascosti nella penombra. L’angelo dei muri ha a che fare esattamente con questo. Con la fantasia dell’infanzia e con la voglia di sognare, scomparendo in luoghi immaginari.
Perché hai deciso di uscire dalla comfort zone del cinema horror?
A me, in realtà, piace tutto il cinema, e non ho vissuto L’angelo dei muri come una deviazione dal mio percorso “nella paura”. Dalla mia comfort zone tematica, narrativa e stilistica. L’angelo dei muri è il risultato di una riflessione sulla solitudine, sulle solitudini, già iniziata con Occhi e poi sviluppata con Oltre il guado. In questi due film la paura è evocata da ciò che risiede al di là del confine tra la vita e la morte, in quella zona misteriosa dove trovano ristoro le umane speranze di immortalità. L’angelo dei muri descrive una paura ancora più profonda, generata da un vecchio trauma irrisolto.
Sei passato dalla totale autarchia delle produzioni precedenti al set di una produzione mainstream. Ti ci sei trovato a tuo agio?
Completamente. Perché ho potuto concentrarmi “solo” sugli aspetti che m’interessava curare (la regia, il montaggio, la direzione degli attori, la scenografia) non dovendo occuparmi di tutte le altre diecimila cose che facevo di solito. È molto rilassante lavorare con un gruppo di professionisti che se ne prendono carico al posto tuo.
A proposito di attori: come ti è venuto in mente Pierre Richard, cioè una delle maggiori icone internazionali della commedia?
Stavo facendo delle ricerche per trovare un attore che avesse la faccia giusta per “essere” Pietro, e appena ho visto la foto di Pierre Richard… ho pensato immediatamente «È lui!». Punto. Sono felicissimo di aver seguito il mio istinto: non solo Pierre si è dimostrato una bellissima persona, un uomo semplice e simpatico, lontanissimo dagli atteggiamenti che potrebbe avere una star, ma con la sua sensibilità e con la sua fisicità ha anche dato vita alle mie visioni con impressionante aderenza.
Trailer
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Commenti (6) vedi tutti
Per il suo film italiano Bianchini sceglie come protagonista un attore francese che evidentemente non parla la lingua e risolve il problema non facendogli dire neanche una parola. Andamento lento, musiche psichedeliche e trama surreale contraddistinguono quest'opera che molti considereranno profonda a me ha solo annoiato.
commento di bombo1Dopo la prima parte sonnacchiosa, si entra nel corpo dell'opera abbastanza soporifera (tranne qualche scena). La terza parte si conclude fra le braccia di Morfeo. Peccato perché l'idea era buona.
commento di gruvieraz"L'angelo dei muri" è un film che tratta il tema della solitudine facendo del silenzio un convincente espediente narrativo. Lorenzo Bianchini si discosta dalle sue "tipiche" venature horror senza però disconoscere del tutto il lato misterico che permea la sua poetica. Film dalla lentezza efficace, capace di ottimizzare bene la gestione degli spazi.
commento di Peppe ComuneAccrocchio mal congegnato che vorrebbe stupire, ma finisce soltanto per deludere sfociando nell'inverosimiglianza spinta. Immagini e suggestioni buttate qua e là, che alla fine dovrebbero assumere un senso, grazie a un finale improvvisato. Tutte operazioni già viste e già fatte da altri, e meglio.
leggi la recensione completa di Souther78La solitudine dell'anziano e' ben rappresentata...ma sono troppe le immagini surreali che riempiono il lavoro.
commento di ezioGrande cura nei dettagli visivi che emergono dalla sceneggiatura e dal acconto poetico, rafforzati da una presenza scenica di attori molto forti. Bello, evocativo e commovente.
commento di Corinne