Regia di Claudia Gerini vedi scheda film
Un'opera dai costi limitati, con pretese limitate, per un esordio alla regia coraggioso e forse un po' supponente. Coraggioso perché era facile ripiegare sulla solita commediola ed è meritevole aver cercato altro, supponente perché, essendo un'opera prima, Gerini poteva concentrarsi maggiormente sulla regia e non autodirigersi in ognuno dei minuti girati. La storia è originale, benché si collochi nel filone dei terapeutici, con pillole di psicologia bignami distribuite a pioggia. L'idea è disvelare a poco a poco la vita di una terapeuta da batteria che si è chiusa nel micro-mondo delle quattro mura vivendo sulla propria pelle tutte quelle fobie e manie che riscontra nei propri pazienti. La trovata del tapirulan, metafora di chi corre senza andare da nessuna parte, nel più classico dei sogni freudiani, piuttosto che arricchire rischia di disorientare, perché in effetti è veramente forzata, inoltre: ma quante ore corre al giorno questa tizia? Tendini e articolazioni indistruttibili evidentemente. Forse, togliendo l'attrezzo da palestra e concentrandosi solo sull'autoisolamento davanti al monitor, il risultato sarebbe stato più credibile e intenso, poi, spento il computer, distruggersi pure fino allo sfinimento di ginnastica. Comunque, assolutamente inadeguato per la sala, il film può tranquillamente passare sul piccolo schermo. Inoltre, non so quanto volontariamente, restituisce un ritratto, ahinoi, molto credibile della facilità con cui ci si appresta alla professione dello psicoterapeuta, anzi del counselor, limitandosi ad incasellare le vite di chi si ha davanti in casistiche da manuale cui corrispondono massime precotte da somministrare alla bisogna.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta