Regia di Paola Settimini vedi scheda film
Che cos'è il cinema horror? Dove nasce, quali sono i suoi obiettivi, quali sono i suoi elementi fondamentali? Questa indagine a tutto tondo su uno dei generi cinematografici più sottovalutati di sempre vuole dare un po' di risposte concrete ai tanti possibili dubbi in materia. Le risposte, nel concreto, le danno svariati cineasti italiani che hanno contribuito a rendere grande – e importante a livello internazionale – l'horror nostrano.
Dai fratelli Manetti a Sergio Martino, da Lamberto Bava a Luigi Cozzi, da Pupi Avati a Claudio Lattanzi, da Aldo Lado a Ruggero Deodato, dallo scenografo Antonello Geleng allo sceneggiatore Antonio Tentori e moltissimi altri prendono parte a questa disamina approfondita del genere horror 'all'italiana'. Una scuola che ha riscosso successo in tutto il mondo, creando innumerevoli imitatori, a partire dai primissimi lavori di Dario Argento per arrivare ai giorni nostri, vale a dire mezzo secolo più tardi. Nel frattempo sono passati nel calderone del genere tutti i nomi citati qui in incipit, che hanno la loro versione dei fatti da raccontare. Interessante chiosa quella di Avati nel finale: “La paura induce creatività, suggerisce immaginazione. (…) Tu devi aver paura nel momento in cui scrivi (un film horror, ndr). Non puoi credere di spaventare gli altri senza prima aver spaventato te stesso”. Paola Settimini, già autrice insieme a Daniele Ceccarini del documentario su Lamberto Bava intitolato Bava puzzle (2018), raccoglie una mole immensa e variegata di testimonianze su un argomento cinematograficamente, da sempre, sottovalutato; sceneggiatura di Fulvio Wetzl (anche montatore del lavoro) e di Katia La Galante (anche scenografa e aiuto regista): tutto fatto con pochi mezzi, visibilmente (da qui il voto lievemente insufficiente), ma ugualmente interessante per amanti del genere e per neofiti. 5,5/10.
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