Regia di Fabrizio Corallo vedi scheda film
L’unica mattatrice della commedia all’italiana, l’unica donna capace di tenere testa a giganti del calibro di Sordi, Gassman, Tognazzi e Manfredi è stata Monica Vitti (al secolo, Maria Luisa Ceciarelli), attrice duttilissima e trasformista, capace di passare dai panni della trilogia dell’incomunicabilità di Antonioni a quelli comici dei tanti film interpretati con i quattro colonnelli della commedia. Eppure, la carriera della Vitti subì un arresto improvviso. Fuori dal cinema già dalla fine degli anni Ottanta, poi qualche comparsata in televisione e nulla più. Quarant’anni di silenzio, avvolto nel più assoluto riserbo dal marito Roberto Russo, fotografo di scena e regista conosciuto sul set di Flirt.
Il documentario dello specialista Fabrizio Corallo (suoi i più che pregevoli Sono Gassman! Vittorio re della commedia, Siamo tutti Alberto Sordi? e Vera & Giuliano) racconta con discrezione e pudore la traiettoria professionale di questa attrice celebrata da ogni dove, diventata sempre più bella col passare degli anni (almeno finché la si è vista) e dall’inconfondibile voce. Corallo limita al minimo le vicende private (un cenno ai due grandi amori avuti prima di quello per Russo: Michelangelo Antonioni e il fotografo Carlo Di Palma) e affida la narrazione dell’io privato alle pagine tratte dai due libri scritti dalla Vitti, Sette sottane e Il letto è una rosa (letti da Pilar Fogliati). Il racconto in prima persona dell’incendio della sua casa romana, che privò l’attrice romana di tutti i premi che aveva ricevuto, sembra quasi essere una metafora che anticipa la cancellazione della memoria che l’avrebbe in seguito condotta al ritiro dalle scene. In mezzo, tra vita professionale e vita pubblica, l’immancabile, ricchissimo found footage e le tante, generose testimonianze dei molti che l’hanno conosciuta e amata. Rimane impressa quella di Michele Placido che, riferendosi a un possibile incontro a Villa Borghese, dice: “a me m’è parso d’averla vista”.
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