Regia di Habib Bavi Sajed vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
Sami è cocciuto e testardo, risulto e protesi a restare nel luogo natio, per quanto territorio già di suo desolato e inaridito da un clima non proprio favorevole, ma soprattutto un territorio falcidiato dalla presenza di mine antiuomo che hanno lasciato morti e feriti, oltre che segni indelebili di devastanti amputazioni, sui corpi di molti suoi conoscenti e parenti stretti.
Vedovo di una amatissima moglie uccisa in stato avanzato di gravidanza proprio da un ordigno presente nel suo campo, l'uomo si ritrova con l'anziana madre e una figlia sopravvissuta alla morte della madre che la teneva in grembo, ma che durante l'esplosione perse un arto.
Deciso a trovare qualcuno disposto ed in grado di sminare il suo terreno, Sami vorrebbe coltivarlo, farci pascolare il suo bel cavallo, e per questo si rifiuta di cedere il terreno a chi gli consiglia di venderglielo e di rifugiarsi in città, ove potrebbe risposarsi e dare in sposa la figlia. Il cinema iraniano, dai suoi grandi autori come Kiarostami e Makhmalbaf, ha spesso tratteggiato le ostinazioni dei suoi protagonisti nei confronti di un determinato progetto da portare a termine.
Con questo drammatico spaccato di vita, il regista Habib Bavi Sayed utilizza attori presi dalla vita reale, spesso vittime sopravvissute alle esplosioni di mine che ne hanno dilaniato arti e compromesso esistenze.
Un cinema di vita che profuma di un neorealismo che ormai più solo a quelle longitudini e poco altrove è possibile ancora rendere plausibile senza forzature.
Un cinema di denuncia di una strage senza fine come quella che rende perpetuo il problema dei territori minati, impossibili da tender sicuri se non viene organizzata una vera e propria scrupolosa opera di bonifica che, come tale, richiede tempo e costi ingenti, incommensurabili rispetto al costo quasi irrisorio di una di queste micidiali armi da guerra.
Un po' zoppicante (termine forse poco felice nel contesto della storia, lo ammetto) nella narrazione della storia, un po' titubante nella rappresentazione e nel montaggio delle singole sequenze, Sami tuttavia è un film che merita rispetto e considerazione già solo nelle intenzioni per l'importante messaggio di sensibilizzazione che si porta dietro.
Manca l'esperienza di regia che uno dei grandi autori sopra citati avrebbe potuto regalare alla storia, ma rimane il valore di una denuncia di una guerra senza fine che si combatte quotidianamente anche quando gli scontri sono ormai cessati e che dilania innocenti, spesso bambini, per colpe ascrivibili a ben altri soggetti e dinamiche.
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