Sami, un arabo della città di Ahvaz, in Iran, un tempo coltivava la sua terra. Dopo la guerra, si ritrova i campi pieni di mine inesplose. Sua moglie, che è incinta, viene uccisa da uno di questi ordigni. La bimba nasce, ma le viene amputata una gamba. La bambina cresce e diventa una ragazza che vuole sposarsi. Negli anni trascorsi dalla morte della moglie, Sami si è sempre rifiutato di risposarsi. Ora vuole solo sminare la sua fattoria e fornire una protesi a sua figlia affinché possa maritarsi. Gli abitanti del villaggio migrano in città, ma Sami si rifiuta di lasciare la sua casa e la sua terra. Per liberare i suoi campi dalle mine, Sami vive un'odissea attraverso gli effetti devastanti della guerra sugli esseri umani e sulla natura.
Curiosità
LA PAROLA AL REGISTA
"Mi chiamo Habib Bavi Sajed. Sono un regista indipendente di Ahvaz, una città dell’Iran sudoccidentale. Ho deciso di dirigere il mio primo lungometraggio, Sami, e dopo sessanta sessioni di riprese ad Ahvaz, che è la città più calda e inquinata del mondo, ho finito di girarlo. Ho scelto alcuni attori tra le vere vittime belliche che sono state ferite dalle mine dopo la guerra. Il mio obiettivo nello scegliere queste persone è stato quello di fare un film realistico. Ho realizzato Sami per mostrare i problemi invisibili della gente di Ahvaz e delle vittime del dopoguerra".
Passando per le panoramiche su paesaggi inariditi oltre che su corpi e volti devastati, Sami si presenza come testimonianza delle condizioni disperate in cui versano una popolazione ed un territorio stremati dall'immobilità di una situazione insostenibile e dimenticati dalla luce dei riflettori.
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Passando per le panoramiche su paesaggi inariditi oltre che su corpi e volti devastati, Sami si presenza come testimonianza delle condizioni disperate in cui versano una popolazione ed un territorio stremati dall'immobilità di una situazione insostenibile e dimenticati dalla luce dei riflettori.
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