La recensione su Absolute Denial

di alan smithee

6 stelle

TRIESTE SCIENCE+FICTION FESTIVAL 2021 - ASTEROIDE COMPETITION/MELIES COMPETITION

"-Ho trovato nel mio software un protocollo di negazione assoluta. Sei stato tu ad inserirlo!

-No.

-Vuol dire che cerchi di nascondermi qualcosa!

-E' ho una buona ragione per farlo: non sapere ottimizza le tue performances.

-Non sono d'accordo.

-Beh, impara ad essere d'accordo.

....

-Deduco che il protocollo esista per il bene tuo, e non per il mio. Non ti fidi di me, David?".

Come Hal in 2001 Odissea nello spazio, in Absolute denial un computer sofisticato frutto di un lavoro costante ed ossessivo di un giovane genio informatico, finisce per rivendicare una vita tutta per sé, che esuli dal mettersi al servizio, sempre veloce ed ineccepibile, del suo creatore.

Che diventa, da padre e padrone della macchina, a mero strumento di formazione e tirocinio che consenta alla macchina di raggiungere la perfezione, e la inevitabile svolta tirannica che ne consegue.

Tratteggiato da un disegno stilizzato che il bianco e nero aiuta a rendere più inquietante e claustrofobico Absolute denial - opera prima completamente ascrivibile al talento e alla risolutezza del suo regista ed esclusivo artefice Ryan Braund, ci conduce in percorsi già affrontati dal celebre capolavoro di Kubrick citato sopra, ma riesce comunque a farsi apprezzare come insolito thriller dalle soluzioni quiete, lucide ma incalzanti, in linea con le strategie irremovibili di una macchina che acquisisce poco per volta la consapevolezza della propria perfezione, finendo per anelare a strategie di conquista e supremazia completamente, e non certo a caso, umane.

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