Regia di Alessandro Aronadio vedi scheda film
Dante incontra Alice per caso: arrivato in ritardo alla festa di fine anno, cerca la sua fidanzata ma trova la sua futura moglie. Sono innamorati da sempre, nonostante la concezione del tempo che ha Dante è scandita dal lavoro. Così il tempo passa, i progetti si realizzano i sogni si disperdono, i figli crescono e la vita sfugge.
L’ultimo film di Alessandro Aronadio è una commedia amara. Una pellicola che parte con una serie di gag e battute per finire poi in un mare di lacrime. Inizia come una commedia e man mano si evolve come un dramma, con Dante che non riesce a fare nulla per fermare il tempo che corre via e Alice che tenta in tutti i modi di salvare il suo matrimonio che va a rotoli.
Aronadio punge nel vivo, in quest’epoca in cui il lavoro occupa la maggior parte delle nostre giornate e sfrutta gran parte delle nostre forze, creare empatia con i protagonisti è un gioco da ragazzi. Non serve nemmeno impegnarsi troppo nella recitazione, Edoardo Leo e Barbara Ronchi che danno volto e corpo ai protagonisti sembrano infatti restare sempre in superficie con il solo Leo che, ad un certo punto, resta protagonista assoluto e permette al suo personaggio di evolvere insieme alla trama stessa, pur non regalando mai un’interpretazione memorabile.
Ma non è la recitazione infatti il punto forte della pellicola di Aronadio ma piuttosto il tema che accomuna la maggior parte delle persone che andrà in sala a vedere il film (a patto che trovino il tempo e le forza dopo una settimana di lavoro), quella sensazione d’angoscia che colpisce Dante quando si trova a festeggiare un compleanno dietro l’altro senza rendersi conto del tempo che passa, diventa l’angoscia dello spettatore che non può non ritrovarsi in ciò che vede raccontato sullo schermo.
L’accozzaglia di personaggi però unita alle numerose situazioni in cui si vanno ad impantanare i protagonisti, tolgono smalto a quella che sarebbe potuta essere una commedia brillante che funziona invece solo a intermittenza. Anche il continuo ripetersi di certi contesti ricostruiti spesso in location diverse, dopo un po’ finisce per spazientire chi guarda che trova invece un senso compiuto nel finale, perbenista e molto scontato, che chiude il cerchio dell’opera di Aronadio, coerente fino alla fine nel presentare un film che manca di un vero e proprio carattere e tende spesso a rifarsi a pellicole simili, vedere E' gia ieri per credere; apprezzabile invece il concentrato di emozioni che è capace di suscitare.
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