Regia di Alessandro Aronadio vedi scheda film
Nel mezzo di questo inguacchio, c'è qualche situazione riuscita che strappa un po' più di un sorriso in virtù della simpatia di Edoardo Leo, ma di certo non basta.
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Il conto alla rovescia della gente si sta avvicinando allo zero, e Dante ancora non ha preso la porta del locale; quando ci riesce, tutti stanno gridando già "Auguri!" per celebrare l'inizio del 2008, quindi lui si affretta a cingere da dietro una ragazza baciandola avidamente, salvo accorgersi - dopo qualche abbondante secondo - non essere la sua fidanzata ma solamente una con lo stesso vestito: la fidanzata lo raggiunge, gli molla un ceffone e se ne va, quindi lui fa il mollicone con l'altra, che apprezza.
Questa gag non proprio riuscita apre Era Ora, il nuovo film di Alessandro Aronadio, per il quale prende ispirazione - riscrivendolo - dall'australiano Long Story Short di Josh Lawson, che a sua volta era una sorta di remake al contrario di Ricomincio da Capo di Harold Ramis: se l'idea alla base del celebre film con Bill Murray era quella di far ripetere al protagonista lo stesso giorno all'infinito, qui si opta per fargli saltare ogni giorno un anno di vita.
La ragazza circuita casualmente a quel capodanno paccandola per sbaglio, di nome Alice e di professione disegnatrice, fa di tutto per ritagliarsi dei momenti di intimità con Dante, il nostro eroe, che però pensa solo al suo lavoro presso una ditta di assicurazioni, e proprio non riesce a non riempirsi di impegni nemmeno nel giorno del proprio compleanno. Accade così che a ottobre 2010, dopo essere arrivato con un ritardo cronico alla festa dei suoi quarant'anni, va a dormire per risvegliarsi nello stesso giorno dell'anno successivo, trovando la mobilia della casa aggiornata e - quel che più conta - lei incinta al quinto mese; poi si addormenta ancora - a comando - svegliandosi con un altro anno in più e la figlia che è nata e ha nove mesi.
Il loop prosegue poi perdendo bizzarramente ogni appiglio a una parvenza di coerenza narrativa, con i successivi salti in avanti che non avvengono nemmeno più durante il sonno, ma in momenti del tutto casuali, con baffi e barba che si allungano o accorciano sul posto, abiti che mutano all'istante, persone che si materializzano dal nulla, in un racconto pasticciato nel quale l'unica regola sta nel fatto che il Dante partito dal 2010 si sta affacciando di anno in anno tra i frantumi della vita che il proprio sé sta vivendo male giorno per giorno, salvo rimpiazzarlo agli occhi degli altri per nemmeno una giornata intera.
Nel mezzo di questo inguacchio, c'è qualche situazione riuscita che strappa un po' più di un sorriso in virtù della simpatia di Edoardo Leo, ma di certo non basta; e nonostante il giochino veda presto la corda, riesce a dar tregua allo spettatore solo quando, nel 2019, l'uomo comprende finalmente la metafora del tempo prezioso che sta(va) buttando miseramente alle ortiche per cose poco importanti.
Era ora.
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