Regia di Elio Petri vedi scheda film
Todo Modo di Elio Petri (1976) con la sua rappresentazione apocalittica della classe dirigente politico-economico-religiosa, segna la fine della grande stagione del cinema politico-civile e una vera e propria "FINE" dell'Italia, poichè la pellicola mette a processo innanzi al tribunale dei cittadini il partito della Democrazia Cristiana, che sin dall'inizio del dopo-guerra governava ininterrottamente questo paese, non essendo possibile per ragioni di politica mondiale una democrazia dell'alternanza, visto che il maggior partito di opposizione nel nostro paese era rappresentato dal Partito Comunista Italiano, il quale per via della conventio ad excludendum, era tenuto sempre fuori da qualsiasi incarico di governo durante la Prima Repubblica.
Non essendoci alternanza, la DC governò il nostro paese sino alla caduta del muro di Berlino e ciò ebbe nefaste conseguenze, poichè chi detiene il potere troppo a lungo, tende ad installare un sistema politico e socio-economico di tipo endemico, che dopo un pò priva il paese di ogni possibile cambiamento. Todo Modo tratto da un romanzo di Sciascia, celebra il funerale definitivo della Democrazia Cristiana, partito il quale avrà si contribuito a risollevare il paese dopo il nefasto conflitto mondiale, ma oramai dalla fine degli anni 60' aveva totalmente esaurito la sua spinta propulsiva, per trasformarsi in tumore che poco a poco soffoccherà sempre più il paese.
La religione è sempre stata una componente fondamentale di un partito che si dice cristiano nel nome e come simbolo ha lo scudo crociato, atto a difendere la nazione dalla possibile "barbarie" di un avanzamento comunista; quindi la pratica degli esercizi spirituali tenuti dai massimi dirigenti di tale partito insieme ad altri uomini di potere come magistrati, industriali o economisti, da tenersi durante un'epidemia che colpisce il paese, nell'albergo Zacher ed officiati da Don Gaetano (Marcello Mastroianni).
In realtà ben presto quella che avrebbe dovuto essere un rafforzamento spirituale, non diventa altro che l'occasione da parte di Petri nel riunire in un unico posto tutta la classe dirigenti italiana, passando dalla DC alla Chiesa sino a magistrati, capi di forze armate e così via. Ben presto gli esercizi spirituali, si trasformano in uno spietato massacro dove poco a poco i vari politici della DC cominciano a morire misteriosamente per mano non si sa di chi.
Chiaramente ho citato il nome della Democrazia Cristiana, ma nel film dato che uscì nel 1976, il nome di tale partito non è mai pronunciato; nè sono fatti i nomi dei vari capi delle correnti interne al partito e nè viene detto esplicitamente chi rappresenta Gian Maria Volontè nel ruolo del Presidente, anche se dati i suoi atteggiamenti, movenze e cadenza, l'attore chiaramente sta impersonando Aldo Moro, che al momento dell'uscita della pellicola era Presidente del Consiglio in carica da un paio di anni.
La pellicola ha un'andamento lento con una narrazione criptico-metaforica con forti toni grotteschi e sopra le righe; al giorno d'oggi forse questa eccessiva oscurità rende il film piuttosto difficile da seguire e di sicuro agli occhi di uno straniero sarà praticamente molto arduo capire i riferimenti, la satira colta e le sottili metafore che si celano dietro uno sviluppo di una trama dai dialoghi surreali e dallo svolgimento volutamente sconnesso. Questo è l'unico difetto di un film, che paga dazio per via del fatto che è uscito a metà anni 70', visto che se fosse stato più esplicito senza mascherare il tutto con un tono così grottesco, la censura non l'avrebbe fatto uscire in sala (dove non ci resterà a lungo poi).
Ovviamente non bisogna dare peso specifico allo svolgimento superficiale degli avvenimenti, ma ogni azione ha un sottotesto (o più sottotesti) da cogliere ed interpretare da parte dello spettatore.
Petri celebra con questo film un processo definitivo alla Democrazia Cristiana, poichè a suo modo di vedere (e qua il film è molto controverso), non c'è una parte della DC migliore rispetto all'altra; correnti di destra, centro o sinistra fanno ugualmente schifo allo spesso modo, così come Fanfanni o Aldo Moro non sono di certo la faccia cattiva o buona del partito, ma entrambi sono uomini assetati di potere. Chiaramente la figura di Moro tramandata ai posteri come un padre della patria o un santo laico, cozza pesantemente con il ritratto fatto dal regista e da Volontè in questa pellicola.
Il più grande attore della storia del cinema, lo interpreta con una palese somiglianza conferendo tocchi sessuofobici e di forte repellenza al contatto fisico al suo personaggio; chiaramente il Presidente rappresente Aldo Moro, ma di comune accordo con Petri, l'attore lo ritrae come una maschera, in modo da rendere tale rappresentazione non legata al singolo individuo, ma una figura di tipo politico riconoscibile come tale dallo spettatore di ogni epoca; a prescindere dalla classe politica che nel presente governa il paese.
Il Presidente, forse è visto un pochino meglio degli altri, se non altro per la compassione che un pò suscita, visto che ne esce un ritratto di un uomo nevortico e sull'orlo del collasso mentale poichè deve tenere unito un partito che a metà degli anni 70' oramai è corrotto e pieno di persone in palese conflitto di interessi al suo intero; ma il giudizio sulla sua figura resta comunque spietato da parte di Petri, poichè alla fine non è altro che un viscido mediatore che pur essendo consapevole di non poter riuscire nella sua missione di rappresentare il nuovo, che non è altro che un vecchio mascherato come tale.
Aldo Moro in effetti dapprima ad inizio degli anni 60' con la sua abilità di mediatore era riuscito ad aprire ad alleanze di sinistra con il PSI (il partito di quella merda di Craxi, che la terra gli sia pesante così come al suo compagno di merende purtroppo ancora in vita; Berlusconi), poi a metà anni 70' conscio che lo sviluppo economico del paese aveva portato le masse a chiedere riforme decisive alla classe politica; Moro per evitare che si manifestasse la tendenza della maggior parte del popolo italiano ad orientarsi verso una destra di tipo autoritario, decise che si dovevano includere nella coalizione di governo anche i Comunisti (il compromesso storico), per dare una rappresentatività alle masse ed evitare così derive estremiste; cominciando con il dare la presidenza della camera al maggior partito di opposizione (il PCI per l'appunto), regola che sciaguratamente verrà tolta da quel maiale di Berlusconi quando nel 1994 vincerà le elezioni politiche.
C'è chi vede nella mediazione di Moro un lungimirante tentativo di dare una svolta decisiva al paese, chi invece come Petri sembra essere totalmente contrario verso tale tentativo politico e quindi in Moro non vede altro che un uomo forse anche "onesto" nelle sue intenzioni, ma alla fine pur sempre un uomo come tutti gli altri, quindi un essere assetato di potere che non vuole lasciarlo poichè come dice a Don Gaetano non c'è nessuno che possa sostituirlo in quel momento.
Chiesa e politica sono un tutt'uno; entrambi si detestano ma non possono fare a meno l'uno dell'altro, la dualità di ciò è perfettamente espressa dalla scenografia post-moderna, dove bianco (purezza) e nero (peccato) contrastano fortemente tra loro e neanche gli schermi delle videocamere di sorveglianza, riescono a dare un vero ritratto della bassezza morale ed etica della nostra classe dirigente, la quale preferisce complottare e spartirsi il potere in quelle che sembrano più delle celle di un convento che delle camere d'albergo. La pratica degli esercizi spirituali quindi è priva di significato, poichè è solo una cartina tornasole per fregare la maggioranza degli italiani sulle presunti radici cristiane del partito, quando poi alla fine per tutto l'anno non hanno fatto altro che darsi alla corruzione più sfrenata, cercando ipocritamente un'assoluzione tramite una confessione.
La chiesa con i suoi esponenti è un tutt'uno in questo ingranaggio di un potere oramai purtrefatto e marcio; Don Gaetano che sembra un personaggio positivo nel suo rigore, alla fine anche lui è assetato di potere volendo far prevalere la religione sulla politica.
L'epidemia che ha colpito il paese, non è altro che una rappresentazione metaforica di una rigenerazione morale che reagisce verso tale schifo (il PCI in quel momento era in fortissima ascesa).
La pellicola dal forte pessimismo e senza sconti verso il potere, venne ovviamente massacrata dalla DC e ignorata dal PCI che in quel momento cercava accordi per entrare nel governo. Il film venne tolto dalle sale e con l'uccisione di Moro nel 1978 (2 anni dopo), divenne impresentabile nelle sale venendo condannato all'oblio e sancendo la fine del cinema civile italiano; per poi essere riscoperto sono nel 2014 con il restauro della Cineteca di Bologna, quando purtroppo la stagione era passata e la sua utilità "pratica" era venuta oramai meno.
Film aggiunto alla playlist del capolavori : //www.filmtv.it/playlist/703149/capolavori-di-una-vita-al-cinema-tracce-per-una-cineteca-for/#rfr:user-96297
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