Regia di Stuart Rosenberg vedi scheda film
La trama breve:
La miliardaria Iris Deverhoe sospetta che le infamanti lettere anonime, che riceve da un po’ di tempo, siano opera del suo ex autista. Per esserne certa assolda Lew Harper, detective privato, incorruttibile, ironico e privo di qualsiasi illusione sulla vita. Harper trova subito l’autista, ma altrettanto in fretta glielo ammazzano. Questi è un altro che ha fatto i soldi grazie al petrolio e grazie alle mazzette che elargiva agli uomini politici. Lew non si lascia intimorire ma, dopo una serie di cadaveri, comincia a sospettare che il marcio stia proprio in casa Deverhoe.
Sul regista Stuart Rosenberg ci sarebbe molto da dire. In questo caso dirige un sequel di un film di successo degli anni ’60, in precedenza è stato un regista liberal (cha parolacce!) ma anche di e del genere; in sostanza è un regista anomalo, come del resto molti ce ne sono stati ad Hollywood a cavallo tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’70.
Ma qui ci interessa, anche, parlare del ruolo di Walter Hill, per iniziare un parziale approfondimento sul suo cinema.
Il film è un giallo con tinte noir, in un periodo in cui Hollywood guardava molto (tra New Hollywood e non solo) ai generi classici, ovvero a quelli che hanno costituito l’unicità e la grandezza del cinema a stelle e strisce.
Questo film è pieno delle amarezze, dell’oscurità, della dolorosità degli anni’70. Se l’intreccio è abbastanza classico per il genere, a guidare il tutto c’è comunque una sceneggiatura solida e ben scritta, ma soprattutto la figura mitica di Paul Newman, che torna per la seconda volta in questo ruolo di detective privato e lo fa con quella maturità, mestizia e malinconia che contrassegneranno molte sue prove a seguire.
E allora cosa c’entra Walter Hill? Hill all’epoca non ha ancora esordito alla regia (lo farà qualche mese dopo), ma è già uno stimato sceneggiatore, contribuendo al capolavoro del 1972 targato Peckinpah ovvero Getaway; in questa sceneggiatura è solo uno dei tre firmatari, ma in qualche modo avrà aiutato lo sviluppo anche e soprattutto nelle scene di sparatorie e violenza, di cui sarà poi un assoluto maestro.
La scena della sparatoria vicino all’acqua è tesissima, degna dei migliori noir del periodo: il gioco della fotografia che vira sul rosso dei fari (il rosso nel film tornerà spesso), il susseguirsi fitto dei colpi con la sua fluidità, la scena magnifica che dà poi il nome all’orribile titolo italiano e infine il finale che seppur prevedibile ha una sua forza.
Paul Newman si aggira con una la sua aria da cinquantenne che ne ha viste mille e che non si stupisce, ma sempre verosimile (in stile Hollywood), in un film di stille tra cui compare anche sua moglie, la stupenda Joan Woodward, sempre brava e anche qui in parte. Tra gli altri compare la giovanissima Griffith che nello stesso anno apparirà anche in uno dei noir del decennio, ovvero Night Moves del maestro Arthur Penn (troppo poco ricordato); il suo è un bel ruolo segnato dal complesso di Elettra.
La fotografia di queste LA non troppo riconoscibile è fantastica, anche la regia è solida senza particolari presunzioni. Rosenberg si adatta allo scritto, mettendo a frutto l’esperienza da regista due anni prima di un poliziesco di prim’ordine come L’Ispettore Martin ha teso la sua trappola; qui lavora a servizio dello script.
Seppur in una dinamica riconoscibile e riconosciuta, è un titolo apprezzabile ancora oggi a distanza di molti anni, mostrandoci alcuni aspetti della Hollywood dell’epoca e della voglia anche da parte delle major di rileggere il genere, anche se puntando su un cavallo vincente, ovvero un sequel e un campione come Newman.
Rosenberg successivamente virerà anche sull’horror, un po’ a sorpresa ma seguendo il flusso dello spostamento del genere verso il thriller/horror e sempre in veste di puro regista, quello che in fondo è sempre stato; Newman in seguito farà il poliziotto (Bronx 41º distretto di polizia) ma non più il detective ed Hill sarà uno dei maestri del genere degli anni a seguire, il genere tutto.
Ultima curiosità, per la Woodward e Newman questo era il settimo film girato insieme.
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